Cosa salvò la scorsa stagione semi disastrosa? La Coppa Italia. Poi ci furono gli inizi: “SPALlata” in campionato e l’Europa League da dimenticare, debutto schiaffeggiati dal Cluj.
I segni non erano rincuoranti, anzi, sembravano la premessa del più buio dei periodi.

Lotito assicurava di avere una Ferrari, eppure questa non correva.
Tutti noi ci sentivamo presi un po’ per i fondelli dal patron che paragonava il rampante cavallino ad una rosa che arrancava, zoppicava e viveva di altalenanti malumori.
Ma come la Fenice risorse dalle proprie ceneri, improvvisamente ha fatto anche la Lazio.
Di preciso non saprei isolare quel preciso momento in cui i ragazzi hanno cominciato a crederci, a guardare la vetta.

Dal passato nemmeno troppo remoto ad oggi.

La Lazio vola, all’ultimo minuto,  è stazionaria nei vertici della classifica ed ha battuto in pochi giorni la Juventus ben due volte, una di queste c’ha fatto guadagnare un altro trofeo in bacheca.

Ma se la rosa è la stessa, sul mercato nessuno scossone, cosa è successo?

PROCESSO ALLE INTENZIONI

“Che dovemo fa?”
La domanda che ha dato origine a tutto, secondo me strillata da Lotito in un mix amalgamato di latino/romanesco.
È stato proprio il presidente a dare la spinta necessaria al raggiungimento dell’unico obiettivo stagionale e cioè il raggiungimento della Champions League sacrificando l’altra Europa.
Come lo ha fatto? Alzando smisuratamente, in base ai suoi standard storici, il tetto ingaggi dei big.
Diciamo che abbiamo davanti una squadra dotata di grande autostima.
Il fattore “mentalità” non può essere mai sottovalutato, soprattutto la consapevolezza che ha permesso ai ragazzi di Inzaghi di capire che la Juve sì, può essere battuta.

AL TOP

Milinkovic, Luis Alberto, Immobile, Correa ed un ritrovato Senad Lulic che ha capito che non riposerà mai perché anche Jony è mezzo flop, uno scoperto Caicedo non più ai margini, ma colui che la vince al margine del tempo. E perché non nominare un assoluto Leiva ed un monumentale Acerbi, con buona parte del merito anche a Strakosha.
La quantità è tornata ad essere sinonimo di qualità.
Ricordiamoci per un momento di un Alberto troppo volubile, un Immobile troppo spento…un Milinkovic, no, Milinkovic mai messo in discussione.
C’erano tutti lo scorso anno, eppure non giravano come avrebbero dovuto.
Momento di grande forma, fisica e mentale, che non può essere un caso.
Dev’essere successo qualcosa nei corridoi segreti di Formello e tutti sono tornati in grande spolvero.
Sarà che stavolta lo staff medico è riuscito in un lavoro epico?

LÌ A DESTRA

L’unica cosa ad essere veramente cambiata , è la fascia destra e Manuel Lazzari si può tranquillamente guadagnare il 20% del successo tutto da solo.
Ao’ con Marusic quel lato del campo non giocava!
Il modulo è sempre lo stesso, il mantra di Inzaghi, 3-5-2, ma lo scorso anno il delle azioni offensive ruotava e pesava interamente a sinistra.
La situazione adesso è equilibrata, in alcuni istanti addirittura capovolta e l’ex Spal si è presentato da subito come l’uomo che c’era mancato nel buio anno post cessione Anderson.

Tre ragioni perché la Lazio è diversa pur essendo sempre la stessa, senza nessuno spostamento degli equilibri.

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