Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è un fiume in piena, manco li avesse compiuti lui 120 anni.

Il patron capitolino non è mago Merlino, premio speciale per la rima, ma oggi, forse per il romanticismo del’atmosfera biancoceleste, si è abbandonato ad una dichiarazione che è una mezza promessa.

intervenuto a margine della consegna del Premio Bigiarelli per i 120 anni del club, Lotito è intervenuto ai microfoni dei cronisti presenti al termine della cerimonia del CONI

«Io dico sempre che il calcio non è un gioco individuale, ma di squadra. Si vince tutti insieme, attraverso il lavoro di tutti: magazzinieri, medici, massaggiatori, la società e in primis giocatori e allenatore.

Mi auguro che permanga questo spirito di gruppo e di unità, perché attraverso questo spirito si può consentire ai tifosi laziali di sognare. Io sorpreso? No, io sono pragmatico. Mi interessa però poter far sognare i tifosi laziali e cercare di trasformare quei sogni in realtà. Qui c’è una presa di coscienza di quelle che sono le nostre potenzialità.

La forza del gruppo è data dai singoli: oggi c’è questo potenziale che prende corpo e mi auguro che permanga lo spirito e la determinazione. I risultati ci sono solo se esistono questi elementi, non conta solo il fattore economico, ci vuole la ferocia agonistica. Scudetto? Gli obiettivi non devono essere proclamati, ma raggiunti. 

Qual è il mio sogno? Quello di trasformare i sogni in realtà».

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