Strakosha c’ha abituati a grandi parate. Anche a grandi gaffe, ma si sa, il ruolo del portiere è il più delicato. Quando vinci è merito di chi segna e quando perdi la colpa è tua che non hai parato.

Sinceramente però, non ho mai capito il perché delle cattiverie che spesso ho letto rivolte all’indirizzo di Tommasino, un ragazzo giovane che prima della Lazio non aveva alcuna esperienza, un ragazzo che ha giocato continuamente vivendo la sua titolarità senza potersi concedere il lusso di un piccolo infortunio vissuto in pace.

Un’uscita irrazionale poteva far vivere ai laziali una domenica nera, non lo è stata grazie  a Nainggolan a San Siro,  Pau Lopez e grazie anche alla Juve.
La colpa non è di Strakosha, no, non è colpa sua se i biancocelesti non hanno praticamente giocato il derby.

Harakiri l’azione del nostro portiere, ma a fine giornata in mano un punto che vale oro.

Giusto non fare i caroselli dopo aver visto quella squadra così apatica in campo, sbagliato puntare il dito verso Thomas.

Certo, non sto affermando che sia un portiere perfetto, qualche domandina sulla sua uscita me la sono posta.
A tutti capita la papera, la cazzatella, il momento di follia è toccato pure a lui. 
Insicurezza, ma  il collega Pau ha fatto molto peggio risparmiandogli il titolo di peggiore della serata.

Devo anche ammettere che non è un novizio a certe sviste, ad esempio contro il Cluj, oppure respingendo in modo ulteriormente illogico il pallone coi pugni nel secondo tempo creando un’altra occasione per la Roma, ogni rimessa è un piccolo brivido.
Ma lo stesso non mandiamo il portiere sul banco degli imputati.
Dopotutto abbiamo solo lui e forse le piccole mancanze di lucidità, potrebbero tranquillamente essere attribuite agli straordinari che per il ragazzo durano da anni.

Strakosha è arrivato all’improvviso e raramente lo abbiamo visto al di fuori dei pali biancocelesti.
Batto il pugno sul tavolo anche ricordando gli interventi provvidenziali che hanno permesso alla Lazio di non subire e di inanellare 11 vittorie consecutive.
Eh già, perché se non fosse stato per lui, forse non avremmo parlato proprio di 11.

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