I “gufi” lo pensavano, noi biancocelesti lo temevamo: dopo la sconfitta al San Paolo e il derby giocato ai minimi storici stagionali, si rischiava il risveglio dalla realtà. Poi la delusione Giroud, ma…. La Lazio post-derby è una Lazio da Scudetto.
Eh sì, lo dico fuori dai denti.
Bella da vedere, incontenibile, straripante.
Quasi il pensiero di andare Champions fosse un pallativo già mormorato per la delusione di un Tricolore mancato.
Facciamo finta di nulla, ma nel caso si vincesse contro il Verona, allora sarebbe difficile tenere i piedi per terra.
L’attacco attacca, tutti e 3, Immobile, Caicedo Adekanye, figuratevi ci fosse stato pure Giroud.
No, no, Olivier, non mi tentare, no, no Olivier, non ti penso…
Mi Giroud la testa pensando a ciò che sta accadendo: tra le mura amiche dell’Olimpico si sta costruendo un piccolo miracolo biancoceleste.
Il gol di Adekanye, è successo anche questo.
Una stagione folle, al cardiopalma, non so se realmente mi rendo conto di cosa sto vedendo.
Mi vengono le vertigini, però non guardo in basso, guardo in alto.
Guardo in alto quasi temendo l’onta del “solo quarto posto”.
Perché è dai tempi di Cragnotti che non sono più abituata a tali sogni, così grandi.
Intanto però sospiro come un amante abbandonata e la mia mente non fa altro che tormentarmi: non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere con Giroud.
Ma è un pensiero quasi indolore se ripenso a domenica pomeriggio.
Ha segnato Adekanye.
Se ci aggiungo sopra anche la doppietta di Caputo, Djuricic e Boga, allora penso che è stato un fine settimana fantastico, anche per i fantallenatori.
Torniamo coi piedi per terra però, così come ci ricorda Inzaghi.
La Lazio affronterà il turno infrasettimanale storicamente non buono contro il Verona, il Parma a Parma e poi la vera big Inter in uno scontro diretto per la lotta al secondo posto. Vero crocevia di questo girone di ritorno.
E sarebbe un vero peccato aprire di colpo gli occhi dopo tanta bellezza.
Gli uomini di Inzaghi sono chiamati adesso a stringere i denti, alzare la testa e non mollare mai, così come canta l’inno della Curva Nord.
È il momento di accendere un cero affinché i corridoi di padella rimangano vuoti.
17
17 numero chiave, non solo quello che porta immobile sulla maglia, sono infatti 17 le partite che mancano alla fine di questa cavalcata senza precedenti negli ultimi anni.
17 tra le quali non mancheranno quelle ravvicinate, quelle in cui si potrebbe accusare la stanchezza fisica e mentale.
Ma se spesso è lo stato mentale a giocare un ruolo importantissimo, allora i ragazzi di Inzaghi in questo momento stanno vivendo a 1000 all’ora.
Diventa un fattore importantissimo affinché la squadra non perda brillantezza e soprattutto non perda la concentrazione necessaria.
Quella che ad esempio perse nel test europeo a Salisburgo in quella notte senza stelle, assolutamente avvolta nel blackout.
Obiettivamente forse non so dire se questa Lazio sia davvero da Tricolore, se sia maturata a tal punto o se un po’ abbia giocato a nostro favore anche la fortuna.
L’unica cosa che posso dire è che per il momento bisogna godersela senza fare troppi ragionamenti o troppi calcoli.
No so che succederà, ma intanto canto, rido, sole vento e trallallà!