19 risultati utili consecutivi, superato ogni record, abbattuto ogni tabù esistente, secondi in solitaria ad -1 dalla capolista Juventus.
Ma de che stamo a parla’! 

Dopo il mini stop contro il Verona, era lecito pensare al peggio, o forse no, perché in qualunque modo fosse andata,  la Lazio avrebbe  meritato solo applausi.

Un pizzico di amarezza per non aver battuto la sora Hellas perché adesso saremmo primi, per aver fallito in Europa League, per non aver continuato il cammino in Coppa Italia, sì, ci poteva pure stare se proprio vogliamo spaccare il capello in due, ma nulla di più.

La Lazio sta andando oltre ogni più rosea aspettativa, oltre le previsioni più ottimistiche di inizio stagione, ha buttato a terra Juventus e poi Conte, ma soprattutto, può cullare un meraviglioso sogno.
Da coltivare fin quando la matematica ci consentirà di farlo poiché, alla fine, la conquista del Tricolore si riduce ai numeri senza considerare altro al di fuori di questi.
Senza perdere il contatto con la realtà e dimenticare quelli che sono i limiti oggettivi che ha ogni squadra, possiamo considerarci la vera rivelazione di questa stagione.
La rivelazione attesa, la sorpresa/non sorpresa.
L’outsider considerata tale per il solo neo di un mercato con poche gioie, a basso budget.

Ma alla fine deve vincere solo il più ricco?
Siamo tutti Romolo e Salvatore, siamo tutti, ancora “Poveri ma belli”.

La SPALlata ad inizio campionato,  il Cluj, avevano gettato il popolo laziale nel disfattismo, giustificato in parte,  di chi sui social parlava di parabola discendente.
La rosa corta o il mancato arrivo di Olivier che c’aveva fatto Giroud la testa.
Siamo tutti Salvatore e Romolo, siamo tutti “Poveri ma belli”.
Perché ci sta non vincerle tutte, pareggiare contro il Verona, ci sta non riuscire a segnare 600 goals a partita, Giroud o non Giroud.
Come ci sta la serata in cui ti gira tutto si mette per storto e proprio non vuol prendere la piega giusta.
Però c’è anche il cardiopalma, Caicedo all’ultimo minuto.
Fa tutto parte di uno sport complesso come il calcio in un campionato lunghissimo.
Fortuna, sfiga, stanchezza, brillantezza.
Senza se e senza ma, se ami il calcio devi amare anche tutto questo.

La Lazio però sta costruendo un piccolo grande miracolo, roba a cui non eravamo più abituati.
Senza se e senza ma, anche il più scettico o il più scaramantico, non può non ammetterlo.
Come non si può non ammettere che, almeno una volta ogni tanto, emerge la spossatezza di qualche calciatore in rosa, qualcuno che sembra appannato, ad esempio contro un Verona fisico ed aggressivo.
Piccole sbavature che già erano venute a galla nel derby.

Senza se e senza ma, non c’è da mettersi a piangere.

La panchina è corta, ma la squadra è grande.
Questo è il punto primo all’ordine del giorno.
Nulla è facile, ma adesso serve la speranza e mai, mai, il pessimismo.
Siamo “poveri ma belli”, perché non vince sempre il più ricco, il cinema lo insegna.

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