Purtroppo la sorte c’è avversa, nel momento buono, ecco la pandemia che rischia di porre fine anzitempo al campionato, una decisione inedita nel tempo del calcio moderno.
Questa stagione, comunque vada a finire, sarà ricordata come “il campionato del coronavirus”, ne parleremo negli anni avvenire.
E mentre i vertici del calcio se ne stanno a litigare, in Italia regna il panico surreale di una Milano blindata.
Vorrei, a scanso di equivoci, essere chiara: il calcio è l’ultimo dei miei pensieri mentre là fuori le persone muoiono, i medici sono in trincea ed il virus pare inarrestabile.
Non importa quanto sia o meno grave, il calcio è l’ultimo dei miei pensieri.
Però, però, per qualcuno è un buco nello stomaco.
È un pugno in faccia aver assistito domenica alle partite silenziose.
Ma al virus del tifoso frega cazzo, frega cazzo anche della Lazio. Perché io non sono un medico, non sono una virologa, io sono qui e parlo di quello che conosco: la Lazio.
E lo faccio mentre provo angoscia in un mondo surreale con una Milano blindata.
Mentre mi chiedo atterrita quando toccherà a Roma, se arriverà il “picco” o se, con tante limitazioni oggi, avremmo alla fine schivato un proiettile. O almeno in parte.
Mi piange il cuore, ma questo campionato è già “quello del coronavirus”.
E come farebbe una bambina, penso la cosa più semplice e pulita del mondo: “non è giusto”.
Dopotutto quando si è tifosi, spesso si è un po’ coglioni.
Penso così alla Lazio quasi volessi una distrazione.
Penso ad un link:
“1915 Lazio prima in classifica campionato bloccato per la guerra.
1974 Lazio prima in classifica campionato sospeso per colera.
2020 Lazio prima in classifica, coronavirus”
Buontempone giallorosso… Quasi mi distraggo pensando a quante volte, quante date, parlano di un’Italia che ha reagito ed è tornata a tifare.
Sì, è una grande beffa.
E lo dico perché quando si è tifosi, si pensa anche a cose più frivole.
Da tifosi sogniamo una lotta allo Scudetto, uno stadio pieno, all’unica ansia tollerabile: “speramo che la Juve perde”.
Una cosa sicuramente poco rilevante rispetto all’Italia intera.
Ci mancano le cose stupide, mi manca l’aperol spritz, il parrucchiere, la Lazio.
Ecco, io penso che un giorno il calcio avrà un ruolo fondamentale in una normalità da ricostruire: farci tornare il sorriso, la rabbia, tutto quanto serva ad allontanare la paura.
Non la tragedia perché quella rimarrà, purtroppo, ancora tra di noi per tanto tempo.
Un pezzetto forse non se ne andrà mai davvero.
Così come la paura, ma la paura può essere messa a tacere.
A porte chiuse, semi aperte, accostate, spalancate che queste siano.
E ci saranno di fake news, bello quando l’unico pensiero riguardava l’accordo di Milinkovic con il Real Madrid e tutti lì a litigare se fosse o meno una cazzatella. PS, io non c’ho mai creduto.
Bello quando si discuteva tra antilotitiani e lotitiani e mi faceva salire il sangue al cervello.
Era bello leggere le bombe di calciomercato inutili…
Era bello leggere tutto, fuorché i bollettini medici.
Tutto questo tornerà amici miei.
Non serve avere fede, o meglio serve anche avere quella, ma soprattutto serve essere responsabili, perché, abbiamo imparato nostro malgrado che la normalità ha un prezzo altissimo.