Mentre il mondo fronteggia la pandemia, il calcio italiano tra call conference nei salotti alti del “sistema” , continua a vivere in un clima di litigiosità e disaccordo.
Potrebbe sembrare un pensiero stupido, ma ognuno fa il suo lavoro, purtroppo non siamo tutti medici con esperienze cinquantennali o scienziati.
E nei salotti alti del calcio italiano ai vertici si litiga.
Cominciamo col dire che quando sono troppi galli a cantare nello stesso pollaio non si fa mai giorno, anche nel nostro piccolo ci sono stati quei “una sera organizziamo una cenetta” che hanno seppellito intere generazioni.

La Serie A non fa eccezione e mette in scena il tutti contro tutti.
Ma questo campionato è davvero destinato alla ripresa?
Scudetto non assegnato, qualificazioni in tornei senza giocare?

“Del doman non v’è certezza” ed è proprio l’incertezza a farla da padrona.
E se ne dicono di tutti i colori dai playoff scudetto, ai playoff per entrare in Europa League, alla questione retrocessioni e promozioni a tavolino.
È pieno caos, qualcuno parla in extremis di un Tricolore da assegnare per pura parvenza, così come le altre annose situazioni da risolvere, senza giocare ed al solo fine di garantire le partecipanti ai tornei europei per il prossimo anno.

Altra questione calda e non solo per il periodo preso in esame: c’è anche una minima possibilità di giocare in estate?
Qualcuno chiede perché, altri esclamano e perché no!

Dopo tutto l’unico perché rimane relegato ad un solo concetto, ovvero perché dovremmo vedere uno scudetto, le coppe e le retrocessioni  a tavolino?
A questo punto tanto varrebbe lasciare ciò che è stato congelato nel tempo e ricominciare tutto da capo azzerando, ahinoi, anche tutte le ambizioni di quest’annata.

Parliamoci chiaro: sopra ad ogni cosa regna la salute e la garanzia della salute per chiunque, la prima lotta vera da affrontare non riguarda il mondo del calcio, ma riguarda quella contro il tempo, la guerra al coronavirus affinché questo bastardo smetta di mietere terrore e vittime.
Prima del calcio, degli scudetti, delle Coppe, deve esserci la normalità, la normalità data per scontata e tanto rimpianta in questo momento.
La vera guerra la stanno combattendo oggi in trincea i medici, i sanitari, gli infermieri, i portantini e tutti coloro che stanno lavorando affinché il COVID 19 si riduca davvero ad una banale influenza stagionale.

Noi al primo posto.
Il pallone non avrà altro che il compito di aiutarci nella ripresa,  allontanare la paura, a farci tornare ciò che eravamo.

Come scritto poc’anzi però, di mestiere non facciamo purtroppo tutti gli scienziati, i compartimenti del Paese sono tanti e tra questi vi è appunto il calcio.
Dunque mi chiedo perché, in condizioni favorevoli ed in totale clima di cessata emergenza, il campionato non dovrebbe essere portato al termine.

I dibattiti sono lunghi,  i malumori non mancano e sembrano tenere banco , soprattutto Lotito contro tutti.
È normale che il patron capitolino spinga per il proseguo, la sua squadra è in lotta apertissima per un grande obiettivo cosa che forse non si può dire di tanti altri.
La Lazio forse fa paura agli “strapoteri” che si erano autoproclamati vincitori già a settembre.
SPIACE per tutte le deluse, ma la Lazio non vuole mollare e continuerà a spingere per la ripresa finché sarà possibile.
Ricordiamo che, a differenza di Juve/Inter, nessun giocatore ha lasciato Roma.

Gravina ha affermato, tra le altre milioni di cose, che lo Scudetto verrà comunque assegnato per quello dimostrato sul campo.
No, vabbè.  Ci sono due squadre ad un punto, ancora 12 giornate da disputare e come si misura il merito?

La decisione la detterà il coronavirus e non ci rimarrà che accettarla,  ma se ci fosse anche una possibilità che il campionato si possa terminare, la stagione deve essere conclusa lasciando nella merda quelli che hanno permesso l’espatrio a mezza squadra.
Lo Scudetto per merito? A queste condizioni meglio si faccia finta che questa stagione non sia mai esistita. 

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