Chiedete ad un romanista cosa significa il 26 maggio e lui risponderà: – A Lazzzie ha vinto ‘a Coppa der Nonno-. 
Chiedi ancora ad un romanista chi è Senad Lulic o se a lotto gioca ancora er’71 e lui ti risponderà che è arrivato in semifinale di Gembion League.
Ora togli tutto e chiedi ad un laziale cosa significa 26 maggio e lui ti risponderà: – Coppa ‘n faccia!-.
Eh ma noi parliamo solo di passato…dicono quelli del gol di Turone. 
La storia racconta che: Imbucata di Lulic ai danni di Lobont e ” poiiiiii silenziiiiiiiiii”. Beh, dipende a chi lo chiedi, io non rimasi poi troppo zitta.
Maggio si presenta come un mese pacifico, il primo caldo, i primi giorni di sole, il mese dei matrimoni, delle Comunioni, battesimi, cresime ….. Eppure per qualcuno è il mese delle disfatte epocali.
“Romani ‘fatti coraggio dal calendario levace maggio!”: 12 maggio 1974, 14 maggio 2000, 26 maggio 2013 …. 
E poi qualche bontempone biancazzurro inventò pure il ROMADON, ovvero l’anniversario impietoso per anni, anni, anni di digiuno senza un trofeo.
Eh, in Champions sono quelli del “ce semo andati vicini“, ma come disse il vecchio saggio,
-andarci vicino conta solo a bocce-. 
Sono passati 7 da quel ’71 esimo minuto, ma noi vogliamo ricordarli in mezzo agli incroci per essere arrivati ​​in semifinale di Champions League.
Ma davvero avrebbero voluto un’altra finale il 26 di maggio?
Perché loro sono “aaaaa maggica” e tutti gli altri offrono tariffe e giocano campionati a parte.
Parliamo però di noi perché il ricordo è bello anche senza i pianti dei coinquilini mai voluti della capitale. 
Era la Lazio del semi sconosciuto Petkovic pescato in chissà quale cantone svizzero che, nella sessione di ritiro a Norcia, era riuscito a sollevare gli animi di una squadra crollata nelle ultime gare di campionato. 
I giallorossi arrivavano alla partita più in forma e sulla carta, come al solito, eravamo sfavoriti. 
Ma la storia c’è chi scrive e chi fa fa. Solo 7 punti nelle ultime 7 giornate, la creatura di Petko non poteva perdere l’ultimo posto disponibile sul treno Europa.
Zoppicante, insicura e spaventata si presentava la Lazio sul prato dell’Olimpico. Negli spogliatoi e sugli spalti vi era solo un pensiero: entrare nella storia e poi al resto c’avremmo pensato.
O la gloria o lo sfottò eterno, praticamente un bivio.
Quella fu la giornata che celebrò gli eroi di un popolo e quello che volò più di tutti vicino al sole, Senad Lulic. 
Quel che fai in vita echeggia nell’eternità e tra 20, 30, 40 anni, non si parlerà della Roma in semifinale di Champions League che prese 5 schiaffi all’Anfield, ma si parlerà ancora di “Lulic ar 71”. 
Il treno per la gloria passa una sola volta, quella Coppa anche passò una sola volta. Non fu una partita bellissima come di solito ci si aspetta dalle finali così importanti, ma la Lazio dimostrò lo stesso di meritare quel trofeo.
Sì, vinse la Lazio alzando la Coppa ‘n faccia a quelli che ci rinfacciano 11 anni di B, lo spareggio col Campobasso, il calcioscommesse, i capitani in galera. 
E ci rinfacciano le “compravendite” sul campo, quelli che nel 1984 noleggiarono l’obiettività di un arbitro giusto il tempo per arrivare in finale di Champions League. 
“Esisterà sicuramente un universo parallelo in cui l’avete alzata in faccia voi, è che siete nati nati in quello sbagliato!” Cit.
Romani’ da quando io t’ho visto è sempre maggio, è sempre 26 maggio finché morte non ci separi!

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