‘Sto campionato der coronavirus…

Alla fine è ricominciato, alla fine è finito.

C’eravamo lasciati sul più bello, era sembrata la fine del mondo, questo campionato è già tristemente passato alla storia come quello "der coronavirus’.

Abbiamo sperato tanto nella ripresa durante i mesi in isolamento. Il calcio c’è mancato tanto, le liti nei salotti al vertice hanno infiammato le prime pagine dei giornali. 

Ricominciare sì, ricominciare no…a ricominciare è ricominciato.

Purtroppo però, ci siamo resi conto che la Serie A ci manca ancora perché nessuno vuole credere che quello a cui abbiamo assistito sia stato il vero campionato.

Gente che si tirava avanti in campo, giocatori ai limiti dell’accettabile decenza, ritmi lenti, stadi vuoti e nemmeno i 500 nuovi cambi disponibili sembravano cambiare davvero le partite.

La Serie A dopo il coronavirus è parsa un grande "ritiro estivo" a cui c’è stato consentito essere presenti, anche se a distanza.

C’è stato servito come antipasto la Coppa Italia e già c’eravamo fatti l’idea di come le cose fossero radicalmente cambiate, poi i recuperi della giornata lasciata in sospeso a febbraio e poi…

Un trofeo assegnato al Napoli, le polemiche sull’inno sbagliato e sulla formula "slim fast" e,  dopo lo spettacolo per niente spettacolare,  la Serie A ufficialmente è tornata, o almeno sulla carta.

Tutti uniti al grido "adesso si comincia davvero", se così si poteva dire.

Abulica di emozioni, povera di gol all’inizio e nonostante abbia riservato grandi sorprese, il Sassuolo tra i migliori attacchi del post coronavirus ed un Milan risorto, certo non era ricco come ricordavamo.

 

Volevamo la ripresa: eccola servita su un bel piatto d’argento diventato nero.

Forse eravamo aggrappati all’idea romantica, al pensiero irrazionale che tutto sarebbe rimasto congelato da marzo.

Al contrario, le tre grandi della classifica hanno subito la voce grossa da parte delle cosiddette "provinciali", i campioni lasciavano spazio ai Primavera.

Sinceramente  non è detto poi sia stato un fattore negativo stravolgere le gerarchie, magari potevamo assistere alla nascita di qualche campione in fretta e furia.

Abbiamo voluto un campionato 2.0 e non avevamo capito che i contro avrebbero superato i "pro".

Troppi punti a sfavore che hanno inciso pesantemente sull’andamento di questa  nuova Serie A in format "massacro", addolcito poco dalla definizione "tour de force".

In primis, tra i tanti "contro"  quello più lampante: la temperatura.

Non siamo in Finlandia, tantomeno in Svezia e non siamo un Paese fatto per concepire un campionato estivo.

La colonnina di mercurio si alzava, era impensabile, dunque, la non concezione di una qualsiasi partita prima delle 22:00 col benestare, almeno, dell’ombra.

Invece è stato concepito, ahinoi, questioni di calendario ed il fiammifero più corto è toccato a tutti, anche a metà luglio quando il caldo si è fatto violento.

Lo stadio vuoto e rimbombava tutto, anche le bestemmie del primo che passava.

Gli effetti video per dare l’illusione del pubblico poi, sono stati oltre il ridicolo immaginabile e, come scrisse qualcuno su Twitter, sembravano le grafiche di FIFA 98.

 

Le squadre giocavano a rallentatore.

: -Ao’ ma che è la moviola?-.

: – No, è sempre la stessa azione di 5 minuti fa-.

Azione durante la quale saresti potuto andare in Colombia, tostare chicchi di caffè e prepararti un espresso.

Fosse stato febbraio avresti almeno urlato  – A bolliti- , ma a luglio inoltrato non è nemmeno colpa dei calciatori.

Il lungo stop è stato un grande nemico, forse il più feroce.

Parliamo pur sempre di atleti che, in vita loro, non sono mai stati fermi per più di un mese salvo infortuni. 

Passare due mesi stravaccati in poltrona con la PlayStation accesa per poi essere vomitati in campo con 30 gradi, ha aperto alla moria dei disponibili in rosa.

Preparazioni avventate e non si poteva fare altrimenti visto che il tempo non aspetta tempo,  ma con cognizione di causa, bisogna sottolineare che ci sarebbe voluto almeno un mese di allenamento in più prima di ributtare sul rettangolo verde baracca e burattini.

Non si poteva fare altrimenti, non c’era soluzione alternativa.

Proprio per questo, in extremis, è stato introdotto un nuovo punto nel regolamento: le 5 sostituzioni decise dalla Fifa.

Avrebbero dovuto essere d’aiuto, invece pare abbiano scatenato il caos generale.

Gli allenatori sono andati nel pallone, non sapevano bene come usarle e qualcuno si era anche dimenticato che erano più di 3.

C’è stato anche l’esagerato, chi si è fatto prendere la mano e modificava l’intero assetto della squadra.

 

-La situazione forse migliorerà- ci ripetevamo dopo aver guardato le prime 2/3 giornate e forse alla fine è migliorata davvero.

Incontro al grande caldo, al disinteresse generale mentre migliaia di tifosi se ne stavano gioiosamente al mare, discorso che ha riguardato soprattutto le squadre di metà classifica che non avevano più nulla da chiedere.

I giocatori hanno imparato come si giocava d’estate, si sono adattati al ritmo compassato, al risparmio energetico.

Abbiamo sperato nella rpartenza, l’abbiamo voluta ad ogni costo per poi accorgerci, tristemente, che forse era meglio la malinconia.

Benedetta sia stata la ripartenza come simbolo di un Paese in rinascita che voleva andare avanti nonostante la tragedia, ma per il calcio è stato davvero un bene?

Intanto le domande sono rimpallate alla prossima stagione……

 

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