Protagonisti e comparse, attori e spettatori: la squadra di Simone Inzaghi è un microcosmo dove brillano le stelle biancocelesti. Indispensabili, insostituibili, ma quando fanno il cattivo tempo? Cosa succede quando Saturno si mette contro i "Fab Five"?
La ripartenza del campionato ha messo in luce gli estremismi e le fragilità di squadra e società, non ci sono stati solo i problemi provocati dalla lunga sosta, la panchina corta e gli infortunati, questa Lazio post-covid ha palesato la sua strana dipendenza: quella da big.
Più di tutti gli altri fattori infatti, aveva inciso il clamoroso crollo dei suoi 5 "tenori": Acerbi, Leiva, Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Immobile.
Eh già, perché almeno all’ inizio, non è dipeso tutto dall’inadeguatezza dei "sostituti", anzi, prima che il coronavirus ci separasse più volte era balzato agli occhi il lavoro dei rincalzi. 
Caicedo dell’ultimo minuto, anche se non sarebbe propriamente giusto annoverarlo tra i "panchinari" ma tra i "subentrati", il contributo di Patric titolare riscoperto,  Parolo, Cataldi e Marusic….
Eh no, le cosiddette "riserve" non si erano fatte parlare dietro, però… però… Che cosa vuol dire però…
Abbiamo scoperto che la Lazio B sa perdere malamente.
Il crollo della gang da Scudetto a -1 dalla capolista era collegato in grandissima percentuale al calo delle cinque stelle di prima grandezza. Un calo che li aveva coinvolti tutti e tutti insieme.
E questo lo si è visto nelle prime uscite dopo il lockdown.
I punti fermi erano nettamente sottotono, qualche defaillance addirittura di Francesco Acerbi  e poi il crollo fisico, per infortunio, di Lucas Leiva. 
I più "sublimi", Milinkovic-Savic e Luis Alberto, non avevano brillato e Ciro Immobile non trovava la porta.
Un altro fattore determinante è stata l’assenza prolungata di Senad Lulic che non ha mai trovato un sostituto, ma questa è una querelle legata soprattutto al mercato.
Fatto sta che nelle prime partite, almeno 5 dall’Atalanta in poi,  i "5 più grandi" non erano baciati dai riflettori e la squadra era diventata vittima dei venti.
Il cruccio di tutta questa mia chiacchierata converge inevitabilmente nell’assenza di Lucas Leiva.
Colui che sa davvero moderare tra i reparti e ne diventa spesso l’anello di congiunzione.
L’intervento di aprile al ginocchio ed il percorso post-operatorio, non era andato come tutti si auguravano.
Seppur la ripresa era stata normale,  l’articolazione aveva cominciato in seguito a gonfiarsi e dare grossi problemi in allenamento.
Inzaghi, in piena emergenza, si era così rivolto all’indirizzo del brasiliano chiedendogli di stringere i denti.
Il gioco però ne aveva risentito, Lucas fuori servizio per forza di cose, dovette presto issare bandiera bianca.
Mancanze abissali in mezzo al campo, errori troppo grossolani per essere suoi, un calciatore irriconoscibile che dava modo alle scorribande avversarie di fare la voce grossa.
L’emergenza era uscita da Formello ed era arrivata al rettangolo verde.
Leiva stava male e per quanto non volesse mollare la presa, nonostante il coraggio, il non-gioco del centrocampista creava guai clamorosi a tutti, soprattutto Acerbi si ritrovava con l’acqua alla gola. 
Il muro difensivo tirato su dai due giocatori era sgretolato, una crepa sanguinosa a Lecce e contro il Sassuolo. 
Super Ace era andato in sofferenza e vedeva i rivali sbucare da tutte le parti.
 
I RISOLUTORI
Nel campionato prima maniera e prima del virus bastardo, la Lazio si era beata nel gioco sopraffino dei suoi "talenti cristallini". Poi ci fu la pausa, l’isolamento e la Serie A in pieno luglio….
Luis Alberto cercava le giocate perfette, ma fisicamente non era lo stesso di prima, anche lui colpito da qualche piccolo fastidio, nonostante i guizzi, non era più uno dei calciatori migliori del campionato.
 
Milinkovic-Savic era stato abbandonato al vuoto cosmico del centrocampo, l’unica ancora per lui era Manuel Lazzari, ma neanche un semidio del calcio da solo poteva risolvere la partita.
Ciro Immobile aveva iniziato a risentire della pressione: dover far gol per forza, diventare capocannoniere, la corsa contro Lewandowski, gli illogici attacchi verso la sua famiglia.
Tutto si stava sgretolando al caldo di luglio.
Inzaghi dal sogno Scudetto era finito nel  caos tra i dubbi di Lotito su alcune riserve e giovani mai utilizzati, la Lazio in cerca di sé stessa….. 
Piuttosto che niente meglio "piuttosto" e così alla fine è arrivato il quarto posto.
Immobile ha fatto bottino pieno, Luis Alberto è il migliore assist man, l’obiettivo stagionale è stato centrato.
Saturno contro s’è girato dall’altra parte e tra le liti furiose del San Paolo, è calato il sipario sui biancocelesti 2019/20.
Questa Lazio però ha messo ancora più in luce l’evidenza dei fatti: "la dipendenza da big".
Impossibile immaginarla senza di loro, eppure qualcuno dovrà farlo e farlo davvero nella sessione estiva di mercato. 
Gli acciacchi, le paturnie, tutto ciò che potrebbe andare storto, spesso ci va anche per i "grandi"….alla fine son pur sempre "uomini". O sbaglio?

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