"Tu sì che sei speciale

Ti invidio sempre un po’

Sai sempre cosa fare

E che cosa è giusto o no"

(Vasco Rossi)


35 anni, una carriera da reinventare ancora: roba per pochi, roba per Marco Parolo.

Vecchio a chi?

Il "Forever Young" ha ancora voglia di calcare il grande palcoscenico della Champions League e se la fede si canta nel "non mollare mai", il centrocampista di Gallarate non molla un c#*€@.

Marco ha ancora voglia di spaccare il mondo ed è proprio vero: si invecchia solamente quando i rimpianti superano i sogni.


Ma chi se ne frega dei tacchetti, dei piedini raffinati, ogni tanto serve chi fa legna, chi fa il lavoro sporco, l’ incursore, qualcuno che mischia le carte in tavola e lo  fa  il nostro numero 16. 

A 35 anni ha esordito in Champions League, ha giocato in ogni ruolo possibile, non ha fatto rimpiangere gli assenti.  È una sorpresa continua. 

Regista a centrocampo, centrale, mezzala… Leader.

Quando hai 35 anni ed hai macinato chilometri su chilometri in campo, è facile pensare che la garra stia per terminare. 

Parolo però non perde il suo posto, lo tiene a modo suo, in silenzio. Mai una parola di troppo, mai un broncio, mai una polemica, neanche nel momento in cui veniva dimenticato in panchina.

Quando tutte le telecamere erano puntate su una clamorosa sconfitta, eccolo lì a metterci la faccia.

La parabola incredibile del ragazzo che abita nel tuo stesso pianerottolo e di nascosto è un supereroe.

Non uno di quelli che noti subito, niente tatuaggi con Madonne a tutto braccio, nessuna rasatura viola, capello ordinato, viso ancor più ordinario.

Non è carismatico come i grandi brasiliani, non ha certo la caratura di Messi,  non è nato top player ma ne ha la mentalità, quella che troppi ragazzini esaltati perdono tra bottiglie di Don Perignon e riviste patinate.

"Tiene la capoccia bona"… che lo ha fatto diventare instancabile, come un altro suo ex collega, un certo Miro Klose.

Che vada a fottersi la mondanità, la VIPPANZA, il calcio è altro; sudore, sacrificio e sostanza.

“Che cosa sei, che cosa seiiiii….Parolo, Parolo, Parolo..” A chi di partite buttate se ne sa qualcosa.


Serviva almeno un altro difensore e, come si è già potuto vedere nell’avvio di questo campionato, un difensore è arrivato: Marco Parolo, 35 anni, a parametro zero dal centrocampo.

Prestito con obbligo di riscatto, eh sì, perché ovunque la Lazio chiama lui risponde. Ancora una volta.


Prima che il coronavirus, uscito dal culo di un pipistrello, decidesse di camminare tra noi mettendoci in isolamento, parlavamo tanto della Lazio "fantasia", quella che nel pre-lockdown contendeva il primo posto alla Juve.

Quanto erano belli "i quattro tenori", ma la contropartita da pagare fu mettere da parte proprio Parolo.

Il centrocampista, oggi, è tornato al top della forma e della garra. 

Dopo il lockdown è iniziata la sua carriera 2.0,  fisicamente a bomba nonostante le sue 35 primavere e la Lazio non può ancora fare a meno di lui. 

Corre a più non posso, si danna l’anima anche quando i compagni sono stanchi e vanno in affanno, Marco accende la luce.

Emergenza tamponi, la rosa decimata, serviva in Champions League e non si è tirato indietro: Parolo d’onore!


Dopo "una vita da mediano", oggi a 35 anni, può reinventarsi in una nuova da difensore.

Non se fa manca’ niente, insomma!

Di storie così la Lazio ne racconta tante e l’ultima è proprio la sua. 

Perché Baby non può restare in un angolo e nemmeno Marco.


XOXO

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