Cosa raccontare su Torino-Lazio? Vediamo un po’…
Accadeva a Torino e succede ancora, ma gli arbitri che c’hanno voglia di rovinare la giornata a qualcuno, Pereira, stanno tutti lì?
Eh… Pereira… Non ha fatto niente il ragazzotto con le tasche piene di belle speranze. Quel ragazzotto che, a detta di suo padre, "era emozionato di giocare con Immobile", anche se viene dal Manchester United e non da qualche cantone di terza categoria sparso per il mondo.
Andreas non era titolare da un anno in Inghilterra, ricomincia a volare con un gol stilisticamente "bello".
Certo, avrà il suo da fare per adattarsi, ma chi ben comincia è a metà dell’opera e volentieri gli farei accumulare minutaggio al posto di Correa. Lo dico con tutto l’affetto al mondo; Gioacchi’ te devi dà ‘na svegliata. Il sonnellino in panchina, thanx.
Rete arrivata, peraltro, grazie ad un pregevole assist di Patric… Please, almeno per cinque minuti ce la fate a stare zitti?!
Ecco che il mio racconto prende forma e comincia proprio da colui che l’ha sbloccata e si deforma in un rigore scellerato dato al Torino.
Un rigore che forse, ma forse alla lontana, avrebbe potuto essere assegnato sul fallo di Luiz Felipe, ma si sa, viviamo nell’era della "compensazione".
In principio fu Giacomelli, domenica Chiffi, oh, l’abbiamo capito: in Piemonte non ce va mai bene, o almeno con la sponda color granata.
Ecco di nuovo; non vorrei che il mio racconto parlasse solo delle "deformità" di un match e vorrei parlare di altro.
Non vorrei nemmeno parlare di COVID, ne parlano già in tanti e tanto male, lungi da me nominare "focolaio a Formello", eppure ci sono stati tanti calciatori recuperati in extremis.
Tanti in campo che non hanno ancora trovato la loro dimensione coi compagni, ma sono riusciti lo stesso a giocare insieme.
Un gruppo che sarebbe fatale sottovalutare per tutti gli altri.
La Lazio c’è: decimata o titolarissima.
La tiene insieme il buon Pepe Reina, il buon Parolo, il buon Inzaghi e l’extraterrestre MILINKOVIC.
Ma quanto è bello il Sergente con la fascia da capitano?
Bello da far venire un brivido, la paura, un grido muto: –nun ce lassa-.
Parecchi giornali hanno fatto di tutto per sporcare la rosa biancoceleste questa settimana, i bookmakers avevano addirittura cancellato le quote prima del Brugge…. Hanno usato tutti i mezzi per metterci davanti al fantasma della "pochezza".
Non ci sono riusciti, nemmeno con un’imbarcata di Primavera in panchina, nemmeno con l’out di Immobile, Alberto…
Lo ha detto Akpa Akpro: –Non abbiamo mollato un cazzo!-.
Wesley Hoedt pure non aveva mollato, almeno fino a quella cosa mostruosa sul 3-2 granata. Wes, mio caro Wes, io ci provo a dargli fiducia e non si dica mai che mi ha rovesciato un cocktail per terra in discoteca, ma quella roba non dovrebbe capitare.
Non dovrebbe nemmeno capitare un arbitro che, per dare un chiarissimo rigore alla Lazio, perde minuti preziosi.
Ohhhh l’hanno toccata tredici volte mani-gomito…questi arbitri vanno peggiorando.
Va beh, alla fine c’ha pensato Immobile, in risposta al Gallo, a ristabilire l’ordine e la cazzata di Hoedt passa in cavalleria.
– Oh, accontentamose, meglio il pareggio che 3-2-.
Ok, riavvolgere il nastro: una partita arriva al triplice fischio se Caicedo dice che è finita!
Il punto che chiude la frase, zittisce i vaff####o gentilmente rivolti a Chiffi, un gambone buttato nel momento giusto al posto giusto.
De che ve stupite? È Caicedo!
Muriqi "17 mijoni" non ce n’è, è arrivato l’uomo grosso davvero, quello che tutti pensavamo vicino all’addio.
Di storie così la Lazio ne ha mille e più da raccontare e, a chi dice "vittoria per bu**o de c**o", rispondo: ma che bel numero 23.
Anzi, 20.
Dopotutto che vuoi rispondere a chi rosica ma non risica?
XOXO