Anno nuovo e mai ‘na gioia protratto dal 2020. Come è scontato l’arrivo di un nuovo dpcm di Giuseppe Conte, è scontato anche il sangue amaro al Ferraris.
Lo dobbiamo ammettere; il Genoa bestia nera per la Lazio.
Anche se andassi lì con Messi/Ronaldo insieme, non sarebbe comunque una partita uguale alle altre.
Arbitraggio – ‘o famo strano-, pareggiotto inutile, gol dell’ex (Pandev nello storico), vittorie strappate all’ultimo…. Insomma, ho visto cose che solo da laziale posso immaginare.
Ma se c’è una cosa che proprio non mi va giù, è l’esultanza di Ballardini perché, l’unica volta che ha alzato un trofeo in carriera, lo ha fatto con noi.
Ma lasciam perder va che sennò mi risale su pure il pranzo di Natale. In casa con 4 parenti, di questi tempi meglio specificare.
Ma se c’è un’altra cosa che proprio non mi va giù insieme a Ballardini, è come sia possibile che una squadra con elevato potenziale tecnico, MILINKOVIC-Alberto-Immobile-Reina-Acerbi e tutta la Sagrada Familia, con sostituti tipo Pereira, non sia riuscita a chiudere contro una compagine borderline tra la Serie A e la retrocessione.
Il Genoa è quella cosa che, ogni volta, ti dà un gran calcio nel didietro e non ti va giù.
Top e flop: inizio con una petizione -Inzaghi sciogli Pereiraaaaaaa-.
S(enza)O(pinione): Muriqi-Akpa, troppo poco minutaggio
MILINKOVIC UN PARAGRAFO A PARTE
MILINKOVIC è un paragrafo a parte. Non ce n’è per nessuno: rega’, il più forte ce lo abbiamo noi. 
"Tu che sei il sogno più grande
Tra i sogni più veri
E questa canzone
Che gira e rigira, la dedico a te".
Sento violini zigani in lontananza. Lo so, lo so, a nessuno frega un caiser dei miei top e flop, ma li faccio per sciorinare le mie dichiarazioni amorose e tutte per un solo uomo: SERGIONE.
 #Milinkovicdipendenza. 
Classe straripante, costantemente in area avversaria, difende, rimedia il rigore, assist di pregevole fattura (straordinario pe’ falla breve) per Ciro Immobile. Già solo questo sarebbe bastato per votarsi alla Milinkocrazia.
Ok, ok, esiste un mondo oltre il Sergente quindi mi tocca tagliare corto.
Che volete di più dalla vita? Prendetevi un Lucano.
TOP
Non ricordo parate di Reina. Ed è una roba normale vista la squadra avversaria ben lungi dall’essere "aggressive". Tutto a posto e niente in ordine: per il primo tempo si fa una pennica perché nessuno lo chiama in causa, incolpevole sul gol di Destro. 
Patric gioca con la garra, gioca bene e poi rimedia un giallo inutile su Zappacosta. Mordente in campo.
Acerbi corre ai ripari e tutto il reparto si affida al Re Leone. Lo dimostra il fatto che, appena si rilassa un secondo, la Lazio prende gol. Uomini soli.
{Spezzo una lancia} Stefan Radu. È troppo facile dire che oramai riesce appena a tirare avanti la carretta, è troppo facile criticare, ma è assai più difficile ammettere che, pur se volesse, non ha sostituito. Stefan for president.
Escalante "a me me piace" e quindi lo metto tra i top!
Caicedo è sempre l’uomo sponda, quello che sportella chiunque pur di arrivare in porta. Ok, se qualcuno gli avesse passato un pallone, magari avrebbe potuto fare qualcosa oltre a l’aver immolato le sue carni. I compagni erano distratti dai piccioni.
Immobile ha sprecato la magia di Milinkovic-Savic, ma aveva comunque segnato poco prima. 
IL GIOCO DEL DOPPIO
Leiva double face: primo tempo solito Lucas "assoluto Leiva", abbandonato dai compagni a sé stesso in più di un’occasione e nel secondo tempo si adagia fino a rallentare. Non importa, in Lucas We Trust.
Ma è tornato di moda il cappotto double face? No, perchè oltre a Leiva pure Luis Alberto. Nel primo tempo se la scoatta indisturbato, il boss del quartiere, nella ripresa invece, fa cose stranissime per lui: errori. 
SENZA INFAMIA E SENZA LODE
Luiz Felipe era andato in palla, soprattutto in occasione del gol di Destro. Ma il flop glielo ammollo perché è reo del passaggio incasinato che fa succedere una roba nefasta: prendere un giallo a Leiva. Bambino capriccioso.
Lazzari forse non aveva ancora smaltito il pranzo di Natale. Ha corso tanto, ma passaggi buoni ne abbiamo visti pochini. Nel finale sbaglia persino i controlli più facili. Gaviscon.
Marusic è l’erede non naturale di Senad Lulic, da destra si è trasformato nel quinto di sinistra in maniera permanente. Chiariamoci, non ha giocato malissimo e nemmeno benissimo; il solito Adam, appunto, senza infamia e senza lode.
 

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