Errare è umano, perseverare è diabolico.
Inizia così la mia chiacchierata. Lunge da me fare riferimento più o meno velato al vizietto del tackle assassino alla Hoedt. 
Non ce l’ho nemmeno con le varie gagnerelle di Conte.
Io ce l’ho con noi stessi. O meglio, con alcuni di noi.
Mi spiego; da quando abbiamo battuto la Roma, i nostri pensieri si sono concentrati nel tentare di capire quanto realmente fosse distante il primo posto in classifica.
Del resto avevamo annichilito pure Gasperini, un personaggio ingombrante che nessuno credeva potesse essere liquidato facilmente.
Per l’uscita di scena di una squadra come la Lazio dalla corsa al primo o secondo posto, ci voleva la rivale geniale, o forse serviva solo Acerbi attaccato alle costole di Romelu Lukaku?
In questi due giorni hanno provato in molti a dire la loro sull’argomento togliendo dal cilindro le opinioni più strampalate e assurde.
Ma la realtà è che le partite si perdono.
Si perdono anche con dignità, a prescindere dai vari battibecchi e malumori che ci possano essere oggi nei confronti della retroguardia biancoceleste.
E se perseverare è diabolico, quelli che pensavano al Tricolore hanno un girone infernale dedicato a loro.
Lo aveva preannunciato Igli Tare: " Lo Scudetto non è per noi".
Più lapidario di un DPCM, più chirurgico del CTS.
Perché, alcuni di noi, non si sono fatti alcuno scrupolo nel massacrare anche Marco Parolo che, più di quello, potrebbe dare solo l’anima.
Altro che – ‘a corpa è de Hoedt e Patric-, massacrati quasi ingiustamente via social, alzata l’asticella si paga dazio. Soprattutto le nefandezze di calciomercato estivo.
Chiariamoci, con il termine "nefandezza", non sto condannando la sessione di compravendite in generale. 
L’incazzatura ci sta, ma indirizzatela altrove.
Hoedt si stava facendo i beati c**zi suoi tra Anversa e mezza Europa, quando Tare è andato a cercarlo in preda ad una momentanea amnesia.
Wes è tanto caruccetto, per carità, ma lontano dalla Lazio non ha vissuto una crescita professionale, anzi.
E la mia non è un’offesa, è un bagno in un vascone di realismo.
Igli, ti saresti dovuto sforzare di più invece di votarti al "second hand".
-Oh, ma c’avemo MusaCCcio-
Piccolo, spazio e pubblicità…. Ci deve essere stato qualche leggero problema, mi rispondo, se con due titolari fuori lasci Musacchio tra le stalattiti in panchina. Soprattutto se, Simone Inzaghi, si era speso a tesserne le lodi appena poco prima del match.
  
E se la difesa è crollata, l’attacco pure non ha brillato. Tantissimi palloni buoni e pochissime occasioni create.
Eh, beh, dall’altra parte c’avevi quei due Marcantoni di Skriniar e De Vrij, -colpo al cuore ogni volta-, che ce puoi pure mettere l’ammMmmOre, ma li freghi difficilmente e soprattutto se giochi alto.
A me nella testa rimbomba solo una domanda, molto più insistente del Musacchio in panchina: perché non Acerbi su Romelu Lukaku?
Chapeau davanti al Romelone, sempre ammirato e rispettato, ma il Re Leone aveva già dimostrato di saperlo contenere. Vi ricordate un anno fa? O ancora ad ottobre?
Perché Hoedt in preda alle emossioooni autodistruttive? E Parolo che, se posso, almeno una volta è riuscito a stopparlo. Al contrario dei "pischelletti".
Gne gne gne. Mi erigo a paladina di Parolo e se non vi sta bene… Mi bevo uno Jagermeister e sono solo fatti miei.
Per il resto c’è poco da commentare.
Obiettivamente la partita non è mai stata troppo lontana dall’equilibrio, sì, perdere 3-1 fa male, leggendo però oltre il risultato la Lazio non ha subito inerme.
C’ha provato, è rimasta sempre in gara, non ai margini di essa, ma l’Inter ha chiaro in mente il concetto Tricolore e gioca in funzione di questo.
Non lascia nulla al caso e non si affida alla buena suerte, non pesca conigli dal cilindro, al contrario, è costruita sulla consapevolezza.
Conte si lagna anche se, fine della fiera, ha sacrificato Europa e Coppa Italia sull’altare del torneo nostrano.
Lazio si sta stringendo intorno alla sua massima ambizione, ovvero rientrare nei primi 4 posti con 50 squadre tutte chiuse nel giro di 10 punti appena.
Non è che la sconfitta a Milano abbia pregiudicato tutto o buttato nel cesso l’incredibile rimonta dalla nona mesta posizione in classifica. Abbiamo perso, sì, contro la capolista.
Ci sta, sono cose che capitano. Prima ve ne farete una ragione e prima rientrerete nella giusta ottica.
Almeno è finita la lagna di Conte? 
Io, ad ogni modo, auspico un riadattamento della difesa biancoceleste perché nessuno mette la Lazio in un angolo, soprattutto in questo modo. Ok?
Xoxo.

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