Mi sento una persona orribile, ve lo dico sinceramente perché, ancora adesso a distanza di 24 ore, mi viene da ridere pensando alla querelle dei tamponi. Argomento che tutto dovrebbe suscitare tranne che una risata, lo so, ma a fronte delle becere ipotesi che vedevano la squadra di Inzaghi punita con la massima umiliazione -retrocessa in B-, nulla è più appropriato di una risatina.
Cioè, dai, sono consapevole che certi discorsi bisogna prenderli con le pinze, però è ora di tirare un sospiro di sollievo.
Eh già, perché la Lazio non subirà alcuna tiratina d’orecchio, almeno in campionato.
Mi ero talmente annoiata di sentire tutta questa solfa… Positivi, non positivi, falsi positivi, genoma N….
Diciamo che, seppur la squadra ne è uscita indenne, non si può dire la stessa cosa per il suo Presidente, Ivo Pulcini e Fabio Rodia (medici societari).
Alla fine tutto è bene quel che finisce bene?
IL PROCESSO E LA SENTENZA
Il Tribunale federale, presieduto da Cesare Mastrocola,ha emesso la sua sentenza. Al di sotto delle richieste del procuratore Chinè, eppure non lontanissime.
Il club biancoceleste dovrà pagare una multa di 150 mila.
Inoltre, come da verdetto, inibisce Claudio Lotito presidente per mesi 7. Ivo Pulcini e Fabio Rodia, invece, per un anno.
Le richieste formulate in mattinata dal capo della procura della Figc, Giuseppe Chiné erano la multa di 200mila euro, 13 mesi e 10 giorni a Lotito, 16 mesi ai due medici.
Si ipotizzava in base alla linea preannunciata durissima, che l’accusa chiedesse punti di penalizzazione, ma evidentemente l’assenza di una giurisprudenza specifica, combinato al fattore difensivo presentato dalla difesa della Lazio sulla presenza di “vuoti” normativi relativi al protocollo anti Covid della Figc, hanno convinto Chinè ad abbassare l’asticella.
L’ assenza di comunicazioni alle Asl e dei conseguenti comportamenti da tenere in caso di positività è, dunque, sanzionabile con una multa.
È FINITA QUI?
Tutto è bene quel che finisce bene… O anche no… O perlomeno non in casa Formello.
L’ avvocato Gian Michele Gentile, ha lasciato intendere che ci sarà almeno un altro capitolo da scrivere.
La Lazio ha annunciato infatti, tramite il suo legale, che presenterà appello:
"Ricorreremo alla Corte di appello federale non appena avremo le motivazioni. Se non basta, al collegio di garanzia del Coni, ultimo grado di giudizio sportivo. Dopo c’è il Tar Lazio e infine il Consiglio di Stato. Non condividiamo nella maniera più assoluta la sentenza, è sbagliata sotto il profilo giuridico oltre che logico. Il tribunale ha ritenuto che la gestione del Covid sia di competenza della società invece che della Asl come in tutto il resto d’Italia".
Non potevamo lasciarci così e, se questo non vi basta, tanto si sentì tuonare all’orizzonte che alla fine piovve davvero.
Ricorrerà anche la Procura della Federcalcio in appello perché non si ritiene soddisfatta della sanzione per Lotito.
E’ da specificare inoltre che l’inibizione di sette mesi, salva il presidente capitolino dalla decadenza dalla sua carica di consigliere federale, visto che non si supera il limite dei 12 mesi di sospensione in dieci anni, che ne avrebbe causato la perdita della carica.
LABORATORIO AVELLINO
La vicenda proseguirà in qualche modo sul fronte penale, dove però la Lazio risulta solo indirettamente coinvolta, l’unico indagato della procura della Repubblica, infatti, è l’amministratore delegato della Futura Diagnostica, Massimiliano Taccone.
La sentenza non sarà l’ultimo atto, anche se la squadra è riuscita a fuggire dalle grinfie della Procura della Federcalcio, Tribunale Federale…. Nessuno aveva sudato freddo e si intravedeva già la via d’uscita.
Non dirò che, molta gente, pur di attaccare la squadra in modo becero aveva rasentato il fondo. Anzi, non dirò che oramai erano arrivati ancora più in fondo del fondo.
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