Ma cosa abbiamo fatto noi di male nelle vite passate? Cheeeeeeee?
Quale terribile colpa siamo stati chiamati ad espiare per dover strippare ogni volta così?
Per carità, tutto molto romantico, tutto molto bello, ma…una si sintonizza alle 12:30 con l’incubo di DAZN pronto a farti qualche scherzo insieme a Giacomelli, va un secondo a farsi il caffè, risponde ad un messaggio WhatsApp e si ritrova il 4-3 dal 4-1?! Ma fotocopia della sfida contro il Benevento? Con un rigore ed una rete presi rispettivamente al minuto 80 e 81?
Però NO. Cioè, ma anche NO.
Sono una brutta persona. Sono proprio una brutta persona. Non credevo in un CORREA-SHOW-BIS, ero partita prevenuta su Giacomelli e, soprattutto, sentivo a chilometri di distanza le vagonate di trash che ci avrebbe offerto Wesley Hoedt.
Non è stato così ed imploro perdono.
Credo fermamente che la Lazio abbia trovato la sua dimensione, la sua bellissima "raison d’etre", credo pure che, allo stesso tempo, non abbia superato i momenti di blackout. Come una breve ZONA ROSSA in mezzo al campo. E poi gli altri segnano….
Ne parlo in tono rilassato, in realtà profondamente isterico.
Un saliscendi di emozioni che comincia intorno al 70′, mortale da vivere. Forse la Lazio gioca contro sé stessa il più delle volte dimenticando sé stessa. Dalla grande bellezza al vuoto cosmico. Servivano i 3 punti contro Ballardini, la bestiaccia nera Genoa, tutte quelle assurdità che si verificano in certe partite.
Alla fine ce l’ha fatta, ma non mi nascondo dietro un dito; la corsa Champions è complicata.
Sarà dura spuntarla, ve lo dico chiaramente. Se pure quelle altre non si fermano, sarà dura agguantare il quarto posto. Lo so, in queste settimane le ho sfrantumate a tutti alternando sbotti di immotivata euforia e pantomime pessimiste al limite del Leopardiano più spinto.
Adesso, però, immagino quanta gente non aspetta altro di vedere la Lazio "in Conference League se va bene" pur di ricacciarci giù dalla alta classifica.
Le probabilità di sfiorare la zona Champions senza centrarla sono altissime, ahinoi, ma amerei a ‘sto giro pure il CARDIOPALMA fino all’ultimo minuto.
Perché nulla capita senza il sacrificio, senza l’imprecazione, la rabbia e poi la goduria.
MY Little TRASH
Cataldi, poverino gnafa più e gambizza Badelj. (Pure Badelj aveva giocato più di Danilo). Una zona rossa infinita che pare non avere mai un limite. Oggi mi chiedo se davvero sia stato bruciato o, se un giorno, qualcuno capirà che forse potrebbe presenziare più di 10 minuti concessi perché non c’è Escalante. Con tutte le conseguenze del caso ma a testa alta almeno.
Fares, se lo tenessero in panchina gli farebbero un favore vista l’espressione che non posso interpretare diversamente dal "checaz*ocifaccioqui". E lui lo vedrebbe come un premio.
Atraccare, invece, Marusic per la cazzatella non mi va, v’o dico. Si deve capire quanto ho apprezzato l’ aggressività difensiva, i modi decenti di maneggiare un ruolo delicato che, per giunta, non è suo.
E a proposito del trash che asseconda una iraconda come me, parliamo delle sviste ridicole per giustificare l’improvvisa rimonta del Genoa.
70 minuti in cima al mondo, poi cos’è cambiato in così poco tempo?
Solo al 70° vi siete accorti degli scazzi di nervosismo avversari che cominciavano a farsi pericolosi anche sulle piccole cose“?
IMMOBILE lo ha detto: «E’ stato il nostro solito calo mentale, come ci è successo anche contro il Benevento. Dobbiamo migliorare sotto questo aspetto. Quando subiamo nei momenti finali delle partite non è per un calo fisico, ma per una questione mentale. Non dovevamo prendere il rigore e il 4-3, perché poi non siamo stati tranquilli».
RESILIENZA
Come disse bene qualcuno, la Lazio ha due squadre: una gioca e l’altra soffre.
M’aspettavo, ad esempio, grandi cose da Muriqi. E invece tocca rimettere i popcorn nella dispensa, un altro buttato in panchina a fare tappezzeria.
Fortuna che lì in mezzo ci sono ancora calciatori deliziosi come Parolo, iconici, pronti ad entrare e randellare il primo che passa. Fosse pure una mosca.
E allora, parlo io, di RESILIENZA.
Di quelli tosti come Stefan Radu che non hanno bisogno di spadroneggiare per sentirsi leader, ma che leader si dimostrano coi fatti… e tranquilli, che ce ne siamo accorti della garra concentrata in Senad LULIC, un po’ come era successo nella sfida tra contro il Napoli.
Persone meravigliose che hanno un mondo dentro, ma che non tutti provano a capire. Tanti li vedono ultratrentenni vicini allo svernamento e magari è più facile fermarsi all’apparenza appiccicandogli l’etichetta di "bolliti". Ed invece basterebbe fermarsi ad osservare un pochino perché so’ parecchia roba.
In mezzo a tanto disagio di quei 20 minuti impanicati, alla fine la Lazio si salva. Alla fine, qualcuno si salva sempre. Pochi ma buoni, insomma. Con la speranza che chi ci vorrebbe vedere cadere, adesso, non sia accontentato.
Simplemente, Xoxo.