Caro Capitano,
Sicuramente la voce ti sarà arrivata; Senad Lulic We Love You. 
Caro Senad, ti scrivo questa lettera proprio il 26 di maggio.
Avevo sperato che non fosse l’ultima volta in una partita così inutile al mondo per te che, invece, hai scritto parte della nostra storia. Oh, una parte grandissima, hai continuato a scrivere la storia del primato cittadino. Quello nel segno dell’aquila.
Avevo sperato che… Che non ti toccasse il congedo co’ ‘na sconfitta, in una gara senza manco senso.
Sei sempre stato il guerriero e te meritavi una battaglia.  Ma di quelle tostissime, di quelle che al triplice fischio ti tremano le ginocchia.
È brutto salutarti così.
Sapevo che sarebbe arrivato il momento di dirsi "buona vita", ma non si è mai pronti, caro capitano.
Ti dico "Ciao".
La voce trema, le parole vanno e vengono, però forse una me ne resta: GRAZIE.
Oh, me sembra ieri quando sei arrivato e ci chiedevamo chi caz*o fosse Senad LULIC.
Perché in pochi ammiravano quel calciatore che correva scoordinato, che sbracciava, che se dannava l’anima…. eppure proprio quel ragazzo, il 26 maggio, sarebbe diventato l’uomo del destino.
Quello che più di tutti avrebbe volato vicino al sole.
E quasi mi viene una lacrima, sembra scemo in questo tempo, sembra scemo lo so, mentre il mondo ha rischiato de fini’.
Ma che posso farci?
Io che di bene te ne voglio tanto e che non la so proprio immaginare una Lazio senza la maglia 19.
E allora mi illudo: magari  ci rivediamo l’anno prossimo.
Faccio finta che ‘n’e successo niente, che è stata una partita come tante e che le somme si tireranno poi. 
La giostra se ferma però, prima o poi il giro finisce e finisce un’era.
Caro Senad
ti scrivo questa lettera.
 E te la scrivo come se ti parlassi: col core in mano e in romanesco perchè, davanti a te, tutta Roma s’inchinò .
Perché per me sei come ‘n grande amico.
E, caro Senad, come ad un amico scrivo… tutto d’un fiato.
Un po’ come sono passati questi anni. 
Hai giocato infinitamente con la nostra maglia, l’hai onorata ed era sempre la più sudata di tutte.
Non hai mai dimenticato che giocare nella Prima Squadra della Capitale è un onore.
Sarà un lungo viaggio prendere coscienza che Lulic non ce sta.
Il piede bono non basta e se non c’hai la stronzaggine, il mestiere, la gioia e i sentimenti, a casa resti, questo lo hai insegnato in lungo e in largo. 
Per me hai rappresentato GIOIA E SENTIMENTO.
La Lazio in fondo è così.
E te ne eri la spina dorsale. Spesso si sa spezzare, ma non si piega mai.
Hai fatto vedere a tutti che l’eroe della favola può essere pure quello che sbuca fuori all’improvviso.
Il tempo ha dato tempo a quelli come te, poi però finisce e me ne rendo conto mentre sto qui a scriverti solo cazzate che, forse,  capirai.
Non ho rimpianti, solo sorrisi e penso che questo lo abbia pensato pure tu prima di vestire per la 371 esima volta l’aquila sul petto. Buffo; proprio la "3-71" de tanti numeri disponibili. 
Non so’ pronta, te dico la verità, a vedere la fascia su un altro braccio.
Io non sono pronta, ma i momenti nella vita arrivano quando gli pare, non stanno a vedere se siano giusti o sbagliati e se ne fregano di te che non sei pronta.
10 anni, 4 trofei e quel gol eterno.
Non so se davvero la partita inutile al Mapei sia stata l’ultima.
So che ti aspetterò per un applauso in uno stadio che finalmente parlerà di vita e non di pandemia.
Io ti batto le mani.
Purtroppo però, caro Senad, c’è una partita nella quale manco te puoi segnare al 71: l’anni che passano.
Domenica sera noi laziali abbiamo perso. 
Nessun si dica, in nessun villaggio, i fatti che contano successero il 26 de maggio: 
E tutta Roma te s’è inchinata.
Chi lo avrebbe detto che sarei stata qui a ringraziare quello sconosciuto Senad LULIC arrivato dallo Young Boys.
Ti vorrei dire milioni di cose e, invece, ti dico solo "ciao".
E sai cosa mi mancherà? 
Il capitano.
Dovrò convincermi che adesso si andrà avanti chiudendo una porta alle nostre spalle.
Ti ringrazio per le battaglie.
Ma ti ringrazio soprattutto per l’umanità e l’umiltà, doti rare in questo calcio dove se non li caghi per 5 minuti, alcuni, si fanno venire le convulsioni isteriche. 
Perchè quelli come te non hanno bisogno dei riflettori, quelli come te una cosa la sanno; l’applauso arriva solamente alla fine del copione.
Non ascoltare chi t’ha criticato, non ascoltarli perchè loro non sanno.
Non ascoltarli perchè oggi stanno a piange’ come me.
Non ascoltarli…. Perché QUANDO PASSA LULIC, I VERI LAZIALI BATTONO LE MANI.

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