"Parla, la gente purtroppo parla. Non sa di che cosa parla". E pure un tributo ai Maneskin che hanno vinto l’Eurovision, la Champions League della musica per intenderci, è andato.
È una trattativa, ma è sembrato ‘n parto.
Sono donna ed ogni cosa straziantemente lunga, la associo al parto. Lo so, deformazione tecnica.
Datevi pace che, quando si sarà stancato del duo atomico Lotito-Tare, allora nulla potrà salvarvi.
Finisce così questa tarantella più contorta di un DPCM, una telenovela con protagonisti il presidente della Lazio ed il suo allenatore.
Numeri, sommari alla mano: 2,2 mln con la firma fino al 2024. Stando a quanto riportato da Sky Sport dopo l’incontro a Villa San Sebastiano.
Ma Gattuso sta a Firenze.
Bisogna essere onesti; questa stagione non è stata un mezzo flop. Non considero l’Europa League un mezzo flop. E perciò, sinceramente, non riuscivo a capire perché mai si fossero concentrati sulle ire funeste di Claudione.
Ok, troppi, troppi, punti buttati laddove si sarebbe potuto fare di più, partite al limite della decenza. Questo è vero, ma la malsana idea di bissare la Lazio pre-covid, non è bastata né avanzata, soprattutto quando è il calciomercato a non bastare.
Figuriamoci quando l’acquisto più oneroso non ingrana proprio.
Cosa ci avrebbe evitato l’effetto reflusso gastroesofageo?
Sicuramente un finale di stagione al cardiopalma, invece, non fosse stato per Lulic/Parolo e per l’immenso amore che mi lega a loro, sarei stata fuori a godermi l’ora in più prima del coprifuoco.
Solo un pensiero ci aveva accompagnati: l’avremmo ricordata come la partita dei saluti?
Non sapere ancora se Inzaghi avrebbe posato le regali natiche sulla panchina laziale il prossimo anno, era follia. Ma follia nella sua forma più pura.
Tra tutti i problemi che la Lazio ha avuto in questa stagione, ci si è messo di mezzo pure il chiacchiericcio della stampa a destabilizzare l’ambiente.
Ne ho sentite di ogni.
Da Gattuso con Mendes in partenza per Fiumicino, fino a Sarri co’ ‘na Marlboro in mano, sfiorando punte assurde di DIS-informazione totale ed il nome di Max Allegri.
Inzaghi se ne andrà…ci siamo partiti da settembre.
Dopo mesi, la comunicazione è rimasta incerta, cinica e buttata lì.
Ma la gente parla.
Di spontaneo, sono rimaste solo perculate gratuite frutto di una stampa informata pure male.
Ed intorno ad una firma, il marasma, è un insulto nei confronti un ciclo durato ben 5 anni.
Una Lazio che ha saputo cavalcare sadicamente l’onda, ha saputo rosicchiare via trofei alla Juve sempre prima della classe.
Per carità, spesso e volentieri si è arenata, l’abbiamo vista tutti, una critica qua e là ci sta anche, figuriamoci, ma dimenticare l’intero pacchetto, no. Ecco.
La domanda che davvero qualcuno si dovrebbe fare è se esiste, o è mai esistito, un filo logico, una progettazione o tutto sia in balia del caso e va bene finché non ristagna.
Viviamo sempre con le solite scommesse a lungo termine, aspettando che sia il mister di turno ad aggiustare il tiro?
L’unico tecnico perfetto per questa Lazio, era proprio Simone.
C’è poco da aggiungere.
Io penso che gli errori gravi siano stati commessi la scorsa estate, errori di valutazione da parte del signor Igli Tare.
Forse, fare di necessità virtù, è stata la vera prova di forza per l’allenatore.
E tante volte l’ha superata, altre l’ha fallita.
Ciò che è stato adoperato nella sessione di calciomercato ha condizionato poi le scelte tecniche perchè, ogni azione, porta ineluttabilmente ad una reazione.
Forse, mi dico ancora, Inzaghi è troppo buono per gestire momenti di trash autentico e spesso ha ammazzato alcune dinamiche per eccesso di garbo.
Domandare è lecito rispondere è cortesia e, ad un certo punto, pure il garbo si mette da parte.
" Il mio rinnovo? Non saprei.. Ho aspettato sedici mesi per averlo, per il bene che voglio alla Lazio posso aspettare altri tre giorni. Per un’altra squadra non lo avrei di certo fatto…". (Inzaghi nel post Sassuolo-Lazio).
Il messaggio era arrivato forte e chiaro a Lotito.
Il futuro dipendeva da una chiacchierata tra presidente e mister.
Dalle richieste e dalle promesse.
Al posto di Inzaghi di nomi se ne sono fatti miliardi e, vi dico, che tra questi mi affascinava alla pazzia solo la vetta più alta: Allegri.
Un romantico pensiero, lo confesso, aveva viaggiato nella mia testa intorno al nome di Alessandro Nesta. LO SO, SO’ ROMANTICA FINO ALLO SFRACELLAMENTO DI MARON.
Io sono una che ti butta lì distrattamente Alessandro Nesta.
Non fosse altro che per la credibilità.
Todavia… sbagliando si impara.
Il calciomercato è stata la clamorosa spina nel fianco, tipo la mancanza di un sostituto per Senad LULIC dopo anni, in una stagione che non reputo comunque fallimentare.
Poteva andare meglio. Sicuramente.
E Dio solo sa quanto sia stato inutile andare a riprendersi Wesley Hoedt, o Musacchio a gennaio.
Onestamente, alcune scelte di Inzaghi le ho mal sopportate, ma nessuno può piacerti sempre e sopra ogni cosa. Tranne Milinkovic.
Reputo altresì comprensibile che la piazza biancoceleste faccia fatica a capire le mosse della società.
E per me questo basta a rendere il tutto particolarmente urticante.
L’errore più grave però, sarebbe abbracciare le nevrosi in cui la STAMPA cerca di buttarci, vivere il melodramma alimentato da cose urlate a caso da quattro strilloni in giro per le radio. Che si definiscono laziali ma, scoccano parole atte a destabilizzare un ambiente già destabilizzato.
Fidatevi di me, prendete tutte le fregnacce che avete sentito in questi mesi e fate spalluce, oppure un bel pernacchione.
Ve dico a ritmo di Maneskin:
"Parla, la gente purtroppo parla
Non sa di che cazzo parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria"
Simplemente, Xoxo.