Non so a voi, ma sentire del ritorno di Wesley Hoedt con enfasi mistica e romanticismo di una seconda chance, aveva instillato in me una sola considerazione :
– Ma perché Hoedt e non Felipetto Anderson ? -.
Il fatto che fosse stato mandato in prestito dal West Ham praticamente a zero e che la Lazio manco un pensierino, mi faceva salire un crimine che non avete idea.
Perché avere preferenze è umano e mostrarle in modo così sfacciato come faccio, resta decisamente coerente.
Partiamo dal presupposto che questa mia non è una notizia e non sto certo ad accendere chissà quali speranze, o polemiche, continuo a credere solamente che OGGI il tanto suggestivo rientro di Felipe sarebbe sì bellissimo, ma pure talmente azzeccato… Che ‘nfatti non ce credo.
La gestione di Simone Inzaghi finí per spegnere il guizzo brasiliano e fu fisiologico. Perché Pipe non poteva restare in un angolo, né tantomeno lo si poteva adoperare in "fase di copertura" come un extra. Roba nelle corde di giocatori statici, non certo funambolici.
Allora lo immagino nell’attacco a 3 di Maurizio Sarri, nel suo gioco over performante e per un momento sogno, forse non son desta.
Non è mai particolarmente difficile intuire dove Tare e tutto il cucuzzaro vogliono andare a parare, ecco, la tattica di Lotito la conosciamo da mo’.
Plusvalenza e chi s’è visto, s’è visto.
Ma vendere Felipe Anderson, è stato davvero solo guadagno, o si può considerare anche una mezza sconfitta?
La domanda è rimasta sospesa nel tempo e vede la Lazio oscillare su un’altalena tra incasso e perdita.
Perdita di un calciatore dal potenziale spaventoso e guadagno milionario per la società che lo aveva pagato appena 8 milioni.
La partenza di Felipe Anderson ha due chiavi di lettura ed ognuna di queste ha il suo perché.
Preferire i soldi al talento è una sconfitta vera e propria. La società non è forse stata in grado di tutelare il suo gioiello, anzi, addirittura lo mise in discussione avallando la scelta del tecnico piacentino.
Spesso e volentieri usato come "spaccapartite", dopo tanti brividi dispensati a destra e sinistra.
Diciamo che, l’ultima parte di stagione per Felipe, fu anche abbastanza ricca di trash. Non stellare, non galattico, ma nessuno se ne privò.
Con Lucas Leiva a far da mediatore in portoghese, i tifosi inviperiti, i castighi firmati Inzaghi "oggi resti in panca".
C’è una cosa che non ho mai realmente afferrato e cioè, in molti gli rimproveravano un carattere poco focoso, ma quando alzò la cresta per un attimo pretendendo, la titolarità, fu additato come "arrogante".
Io questo chiamo "carattere", invece, signori miei.
D’altro canto il club capitolino, grazie alla liquidità entrata nelle proprie casse , poté permettersi l’acquisto di Correa ed il ritocco di qualche ingaggio, ad esempio di Milinkovic.
Felipe era un gioiello nella mani di Claudio Lotito.
Ordunque, la sua cessione è stata davvero un affare?
Io penso solamente che il talento andrebbe custodito e non venduto al miglior offerente.
Ed ero piena, satura di vederlo affossare gratuitamente e screditare immeritatamente, minando la sua già traballante autostima pur di scrivere fregnacce sui social.
E la cosa davvero pazzesca è che molti abbiano dovuto aspettare anni per capire.
Gli stessi che, dopo aver sparato nefandezze senza pietà, oggi sono lì a pregare un suo ritorno.
Mi ha sciolto il cuore e mi ha fatto pure incazzare.
Ma, per quanto mi riguarda, stiamo parlando di un pezzo da 90 e mi spiaceva vedere i tifosi denigrarlo.
Così empatico, così insicuro che oramai è un po’ la sua cifra stilistica.
Era PAZZESCO, da pelle d’oca.
Può non piacere, ci mancherebbe, del resto ognuno ha i suoi gusti, – grazie al cielo – non siamo tutti uguali.
E in un mondo di gente pronta a farsi venire le convulsioni se non la caghi per 5 minuti, meglio essere un Felipe Anderson . Decisamente.
Magari non comprerò mai una maglia della Lazio nuova col suo nome stampato , ecco, ma a livello umano non posso che augurargli il meglio.
A Formello o nel mondo.
Simplemente, Xoxo.