Le minestre riscaldate non mi sono mai piaciute e le trovo indigeste, a meno che non si chiamino Felipe Anderson.
Ma che meraviglia è quando praticamente non ce pensi nemmeno più e la vita, invece, ti sorprende?
Sono sempre stata una grande estimatrice, forse tra le più grandi, del talentuoso brasiliano. #AndersonLover.
Mi aveva colpito sin dall’inizio, dal giorno in cui aveva poggiato le chiappe sulla panchina biancoceleste.
Molto giovane, uno strano oggetto del mistero che da subito mi era sembrato un gran bravo ragazzo come ce ne sono pochi in giro. Mai una parola fuori posto, mai una presa di posizione imbarazzante.
Figuriamoci nell’universo calcistico dove ci hanno abituati ai tattoo cafoni, tagli di capelli egocentrici e campioncini narcisi.
Avevo capito: prima o poi ‘avrebbe regalato certe gioie gaudio, di quelle gioie che, un cavallo di ritorno è ‘na bellezza.
Dedicato a tutti coloro del "CAVALLO DE RITORNO FA SEMPRE ‘NA BRUTTA FINE"
Abbiamo conosciuto un ragazzo completamente proiettato sul gioco alla brasiliana, guizzo, palla a terra, piedi boni.
Il peso di cotanta bellezza si paga però con la continuità, ma che Iddio o chi per lui, conservi i giocatori funambolici sempre in buona salute!
Al bando, dunque, i crismi della staticità. Quello che era ieri non sarà più domani. O forse, semplicemente, evitate di cercare un filo logico.
Io non ho mai mollato, su Pipe ho sempre scommesso, anche quando non se la sentiva discretamente calda. Non ho ceduto di fronte ai dubbi della gente.
Oggi rispolveriamo il manuale della seconda chance Formelliana, per capire che c’è lui al centro dell’attenzione pure di Sarri.
Un percorso in crescendo il suo, partito in sordina e costruito mattone su mattone. Senza fretta, senza cringe finale e culminato in quell’ultima partita contro l’Inter, maggio 2018, dove il campo se l’era palesemente mangiato, a ‘na certa.
"Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…
Chi ha dato, ha dato, ha dato…
Scurdámmoce ‘o passato". O forse no?
Proprio come è successo durante la scorsa sessione estiva di mercato, per rinforzarsi la Lazio ha pescato tra i fantasmi del Natale passato.
Periodo al West Ham non è stato particolarmente gioia e gaudio e meno male che l’Inghilterra, come anche la parentesi infelice al Porto, gli hanno fatto più o meno 30 schifi.
Nonostante la buona partenza in quel di Londra, le successive due stagioni furono nettamente al di sotto delle aspettative.
Penso ci sia la quiete dopo la tempesta.
Anderson non è il fenomeno di un giorno, non è una cosa conosciuta: PIPE È.
Basta solo aspettarlo, conigli dai cilindri ne tirerà fuori ben donde.
E penso che vederlo tornare sia stata una delle cose migliori che Lotito potesse fare qua dentro.
Ho simpatie ed affetti così evidenti, non riesco a nasconderli e nemmeno ci provo, alcuni calciatori entrano nel cuore in punta di piedi e poi è difficile farli uscire. Pipe non ne è mai davvero uscito.
Era un discorso rimasto a mezza bocca, un addio fastidioso come la fuliggine in gola.
E come fanno i nostalgici gentilmente OVER 30, in certe partite trovavi lì anche me: – Ehhhhhh ce fosse stato Anderson vedi che la buttava dentro-.
Adesso, lassatemelo dire, c’ho una voglia matta di stare a vedere il perfetto coronamento di tutto.
Chiedetemi se sono Felipe…
E ora, Feli’, facce la grazia e, nonostante studiatissimi comunicati stampa, non li fare più parla’ a quelli lì. Quelli che son pronti a trattare il TALENTO come manco i figli della serva.
Adesso Feli’ è arrivato il momento di dirti che…
"Il tuo destino non è nella ruota
Ma è nelle tue mani
Ed è per questo, credimi
Che è meglio fingersi acrobati
Che sentirsi dei nani" (Renato Zero).
A concludere questo mio infinito pippardozzo, dico che svaniscono tutti gli elementi di paragone e rimane solo la preferenza personale… e, quindi, il giudizio sarà sempre un gran casino… e, per quanto ci si possa impegnare, non sarà mai unanime.
Let It Be, o nel mio caso, Let It Cri.
Simplemente, Xoxo.