Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano. (Johan Cruyff)
Finalmente un po’ di leggerezza nel commentare una partita contro il Genoa.
Finalmente una Lazio che sa di essere Lazio e non si spaccia per nulla di diverso.
Dopo giorni a parlare di Muriqi, rinnovi che non arrivano e Nazionale, ci voleva una goleada in mezzo a tante tracotanti trashate.
Gioia gaudio a tutti, nessuna orrenda critica, nessun social in fiamme.
E mentre Tare saliva in cattedra a favore di microfono DAZN :“Il rinnovo a Sarri un segnale di grande fiducia verso ciò che stiamo facendo”….atto a veicolare il pensiero del tifoso tirando acqua al suo mulino e dicendo poi in realtà nulla, ecco la partita di cui tutti noi avevamo bisogno.
I biancocelesti hanno l’apprezzabile qualità di non prendere le critiche troppo sul serio, nessun disagio oceanico manco dopo il derby, nessun timore reverenziale, “bestia nera” o meno che sia la compagine avversaria.
Come dovrebbe essere una qualsiasi squadra proiettata ai vertici alti che si rispetti.
CHIUR ‘A VOCCA CHE CHELLO SEGNA …
Sarri è totalmente lontano dalle manie di protagonismo a differenza di altri, dosa con invidiabile leggerezza le parole giuste al momento giusto: “Ciro non ha bisogno di difensori, sono i numeri a parlare per lui”.
Sempre sul pezzo.
E mentre gli altri sciorinavano infausti ricordi Nazionali e trasformavano Immobile nel perfetto capro espiatorio, Ciro ne ha fatti 179.
Con una sana autoconsapevolezza e la perfetta sintonia coi compagni.
Nella vita non si può piacere a tutti e spesso nemmeno tanto a pochi. Ma nel calcio ciò che resta sono i numeri.
EUROPA
Volevamo una risposta, volevamo le scuse ad una tifoseria che spesso le pretende, volevamo la squisita “facilità” senza cardiopalma e sono super felice di averla ritrovata questa levità nostalgica.
Inciampare su una o più bucce di banana capita sovente in campionato, lo sappiamo bene.
Però si deve tenere botta e cavarsela in mezzo agli imprevisti, solo così si potrà sfruttare il prossimo (atteso) capitombolo di Mourinho per sorpassare.
Capitolo rinviato. Almeno per questa settimana.
L’Europa League è fondamentale in mezzo a tante stagioni e tanti piazzamenti sempre uguali, aspetto che da un lato conforta il tifoso medio e dall’altro lo delude.
Ma la sorella minore della Champions rende, comunque, l’annata più movimentata.
Crea aspettative e succosi scontri.
La Conference, al momento, sembra un mappazzone che non finisce mai.
Voglio uno sprint finale pronto a regalarci scintille e che non passi tra un bicchiere di vino e ‘na spaghettata.
E adorerò allora tutto follemente, anche senza quarto posto.
Le parole di Sarri lo confermano.
A Genova è stato bellissimo dall’inizio alla fine.
Tranne l’orario PIETÀ, signori miei pietà.
Da quel pasticcino di Marusic all’energia di Immobile.
Ovviamente mi sarei evitata la quota autogol ma, visto il resto, non l’ho considerato nemmeno imbarazzante.
Ora non mi resta che tirare fuori i pop corn dalla dispensa… Aspetto il Torino, ma anche lo sbarco del Bodø/Glimt a Roma giovedì sera.
Perché è tutta colpa dei Norvegesi, ABSOLUTE colpa dei Norvegesi.
Simplemente, Xoxo.