“Ora basta. Ho sempre dato tutto per questi colori e sono fiero di aver vinto i trofei con questa maglia.C’è stato qualche attrito, lo ripeto come ho già fatto, ho sbagliato e chiesto scusa. La risata di questa sera era isterica per aver perso i due punti in maniera rocambolesca e non perché ero felice di aver perso. Non vorrei nemmeno che un tifoso pensasse questo di me” [Francesco Acerbi su Twitter]
Il difensore ha scelto poi il Corriere dello sport per fornire i chiarimenti su quanto accaduto:
“48 ore per riflettere e trovare le parole giuste per condividere i miei pensieri e le mie sensazioni, a cuore aperto. Purtroppo da qualche mese vivo una situazione a livello personale che non mi sarei mai aspettato di vivere. Avverto una sensazione di solitudine che umanamente mi ferisce.
Con questo non intendo puntare il dito contro nessuno: è una mia sensazione personale che sicuramente non mi può lasciare indifferente, in campo e fuori.. si tende a giudicare il calciatore come se fosse privo di emozioni e sentimenti, che nel nostro lavoro sono spesso molto forti e contrastanti.
Spesso sbagliamo anche noi, siamo esseri umani, è giusto ricordarlo sempre.
Non mi sono mai sottratto ai miei doveri e alle mie responsabilità…consapevole che le critiche per le prestazioni in campo fanno parte del gioco.
Ciò che non posso accettare sono le illazioni sulla mia integrità personale e professionale, sulla mia serietà e sul mio impegno a difesa dei colori della Lazio, con o senza la fascia di capitano al braccio.
Dopo la partita con il Milan ho letto e sentito insinuazioni assurde che non posso e non voglio accettare. E il solo fatto di essere qui a dover difendere la mia integrità e la mia professionalità, mi ferisce profondamente. Non sono perfetto, non sono un robot, ma sono una persona seria e un calciatore leale. E su questo non si dovrebbe nemmeno discutere.
Non dimentico ogni singolo istante di questi anni alla Lazio, in cui ho rappresentato un punto di riferimento e ho ricevuto stima, affetto e sostegno, arrivando a indossare con orgoglio la fascia di capitano. Porterò questi ricordi sempre con me.. Il futuro, per quanto mi riguarda, è la prossima partita con la maglia della Lazio, quella che ho sempre onorato e indossato con orgoglio. Mi piacerebbe che tutti insieme potessimo voltare pagina, almeno per concludere la stagione nel migliore dei modi, con dignità e rispetto reciproco”.
“Riso amaro” esprime la necessità di trovare soluzioni narrative in grado di ricucire frammenti, sanare le contraddizioni, ricostruire le macerie….
48 ore, lo sfogo di Francesco Acerbi sta monopolizzando praticamente trequarti del web, ho letto un commento che è un po’ la sintesi perfetta del mio pensiero.
Il fatto che si parli solo di contratti in scadenza e malumori, trattandosi di calcio dovrebbe farci indignare, invece, quasi ci rassicura. Ecco, è tutto qui. Per me è proprio tutto qui.
Il fatto che questa situazione così palesemente artefatta, senza escludere una percentuale di reale emotività, ci porta a sentire e vedere cose che non stanno né in cielo né in terra, a sviare dal reale problema e ad infervorarci più del dovuto.
È venuto giù il mondo.
I commenti impazzano, c’è fervore e partecipazione, chi sostiene questa posizione o quell’altra e lo fa con intensità.
Sui social è iniziata la crociata.
Non si può provare empatia per Acerbi. Perché è letteralmente impossibile capire un momento, sincero o isterico, della risata. E’ impossibile avere empatia perché ha LETTERALMENTE sminchiato la resilienza di tutto il secondo tempo contro il Milan.
Un punto non indispensabile ai fini della classifica, comunque utile agli umori dopo una settimana horror passata tra comunicati ed emozioni furibonde.
È impossibile provare empatia calcisticamente parlando, umanamente parlando, allora, è ‘n’ altra storia. Trust in me.
Ed è tutto volutamente lontano da quel difensore che fino a qualche mese fa definivamo UOMO DELLA RESISTENZA.
Ma è, invece, possibile avere empatia per Acerbi che continua ad informare i followers di un “Claudia ti amo” e l’altro.
Anyway, odio gli accerchiamenti pretestuosi e mi rimane assai difficile capire la risata di Acerbi in una stagione trascorsa tra polemicozzi e orrori difensivi.
Non mi ci arrabbio, non mi ci infervoro e non mi applico più di tanto perché credo siano fuffa e cringe che preannunciano un’estate a suon di titoloni su una condizione teoricamente difficilissima.
Dicevo, non mi arrabbio perché non so niente e dunque una risata può essere solo un attimo di pura nevrosi senza dietrologie.
E l’isterismo mi fa sentire rassicurata.
Se la gente credesse anche solo all’1% alla veridicità di tutta questa situazione – Ha sorriso perché ha fatto vince’ Er Milan- verrebbe giù il mondo.
Ma siccome non ci crediamo lasciamo passare tutto così, guardiamo passivamente.
Del resto…
Mi piace il pudore nei sentimenti, questo manifestare dissenso senza bisogno di fare scene da cinema che, onestamente, reputo finte fino alla noia.
Più che altro perché confido in qualche altra incazzatura di Luis Alberto che annovero tra gli unici momenti veri.
E poi, oh, la speranza del trash è sempre l’ultima a morire.
Che alla fine radio/web/stampa/Fracazzodavelletri ci sta che preparino i teatrini, dopotutto che il gossip spicciolo ha ottime probabilità almeno di un 15% di likes in più racimolato da facebook è roba nota, solo non pensassero che pisc*amo dal ginocchio.
Simplemente, Xoxo.