“Ho deciso di smettere al termine della stagione, questa sarà la mia ultima annata da calciatore. Dopodiché appenderò gli scarpini al chiodo e chiuderò con il calcio giocato. Sono felice di poter concludere la carriera alla Lazio e ringrazio tutti coloro che lo hanno reso possibile. Futuro? Voglio dare il massimo in questa stagione e provare a conquistare qualcosa, poi si vedrà”
(Luglio 2022)
Avevo letto, mio malgrado, un fottio di commenti sui social oltre i confini del cringe che in estate chiedevano il siluramento di Stefan Radu e mi sono trovata a ritenere prezioso, come non mai, il suo rinnovo.
Ed è terminata, infatti, senza particolari sorprese sul finale, anche la questione legata a lui.
Qualcuno aveva il benché minimo dubbio che Lotito non se lo sarebbe riaccollato a tempo zero?
E secondo me il prolungamento non fu solo mero paraculismo, ma desiderio di non smarrire totalmente l’identità della Lazio.
Questa affermazione la comprenderanno solo gli ultimi romantici, mentre gli altri penseranno che io scenda dal pero.
Ed io mi ritengo tutto sommato soddisfatta.
Sedicesima stagione del difensore rumeno con la maglia della Lazio, recordman di presenze con 424 partite ufficiali. Alla Lazio dal 2008, Radu ha vinto tre Coppe Italia e tre Supercoppe italiane.
Con un post sul proprio profilo Twitter, la Lazio ha voluto ricordare il primo gol di Stefan Radu in maglia biancoceleste: era il 6 dicembre del 2012.
“06.12.12
Fascia al braccio e aquila sul petto: dieci anni fa, il primo sigillo del Boss!”.
In estate avevo seguito le notizie su Radu augurandomi spudoratamente che non mi privassero dell’ultimo baluardo biancoceleste senza manco un Rave party all’Olimpico.
Cioè, sì, io pretendevo quantomeno l’ “uomo spogliatoio”, quello capace di non sbilanciare gli equilibri e, onestamente, non ho mai avuto dubbi in merito, sapevo che il prolungamento sarebbe stata cosa facile.
E così è stato.
Sapete, non sono una che corre dietro ai numeri, sinceramente non me ne è mai fregato granché, aggiungo inoltre che valutare un calciatore in base alle statistiche sia quasi irrispettoso.
Una semplice cifra, seppur doppia, non fa l’uomo.
Ed è per questo che amo Radu.
Perché vado oltre i gol segnati o i tackle riusciti, lui mi dà proprio la sensazione di essere una persona di spessore a prescindere da tutto, attaccato alla maglia e, dopo 16 stagioni, non poteva essere botolato con due parole “celebrative”.
Posso pure sembrare illogica, ma il calcio non deve essere solo un discorso legato all’età e se così fosse, allora andrebbe prontamente rivisto.
Il calcio racconta sentimenti che meritano d’essere raccontati e l’attaccamento alla maglia deve ASSOLUTAMENTE contare qualcosa.
Al di là del valore tecnico e della carta d’identità.
Certo, penso che qualcuno avrebbe voluto gli dessero una pedata nel didietro, ma Stefan è sicuramente tra i grandissimi protagonisti e non mi rassegno all’idea che una società calcistica sia un tritacarne e aspettarsi gentilezza sia un miraggio.
Se è riuscito a sopportare Lotito per 16 anni con la naturalezza con cui io sto sotto la doccia, già solo per questo meriterebbe un premio alla carriera.
Per il resto…
L’ho detto mille volte: se non c’hai core a casa resti e Radu c’ha un cuore grandissimo.
Non a caso la sua lazialità è sana e non disfunzionale.
E se la stoffa dei veri campioni si vede proprio nei momenti di massima pressione, beh, ci sarebbe da prenderlo ad esempio.
La sua determinazione e la sua passione lo hanno portato a Formello per fare questo lavoro e fare questo lavoro non vuol dire per forza essere un fenomeno di proporzioni epiche.
Si può vivere di calcio anche essendo un grande uomo in primis.
Io, ad ogni ragazzino con un pallone tra i piedi auguro proprio di vivere di calcio come ha fatto Stefan Radu.
Gli auguro la fortuna di scegliere con la propria testa, perché hanno davvero rotto le palle con ‘sti procuratori che sono roba triste.
Il gossip becero, passare agli onori della cronaca perché hai cornificato tua moglie, vuol dire essere tristi.
Ecco, allora, il discorso che ci sarebbe da fare è talmente ricco di sfumature che non mi basterebbe il Natale per spiegare il mio punto di vista, comunque ci si prova.
Non sarà certo il Pallone d’Oro 2023, ma ha dimostrato lo stesso di essere un grande uomo in primo luogo e poi un grande “lavoratore”.
Chapeau Stefan.
Simplemente, Xoxo.