Ci sono segni e disegni, fogli prestampati e note scritte sui tovaglioli.
Il più forte vince.
Il più ricco vince.
Ci sono regole tacite e urlate al mondo intero, che vorrebbero mandare avanti questo sistema-calcio.
Poi di colpo un visionario, un genio, un semplice folle che scarabocchia e confonde le linee.
E, allora, il più ricco non domina più.
‘Na storia diversa che racconta ‘na piccola morale e cioè er core è per pochi, il resto pe’ troppi.
Una Lazio lontanissima negli anni e viva oggi.
Una Lazio che rasentò il fondo e poi seppe rinascere dalle proprie ceneri.
La Lazio di Chinaglia e delle partitelle a Tor di Quinto, delle pistole, dei cowboys, una banda di pazzi che pretese il suo posto nella leggenda.
Una fenice guidata da Maestrelli che arrivò al massimo splendore:
Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi,Chinaglia, Frustalupi, D’Amico, Maestrelli.
Poesia che si recita a memoria anche per quei tanti, come me, che vennero poi.
Era un altro tempo, un’altra Italia, gli anni di piombo e forse solo in quel periodo poteva nascere questa “favola per caso” destinata all’immenso.
Una squadra tanto magnifica quanto “maledetta”.
Oltre ogni retorica, quella fu davvero unica, nel suo genere e nel globale contesto biancoceleste.
Se ne dissero e se ne dicono ancora tante: pazzi, pistoleri, violenti…
Spaccata a metà nello spogliatoio, ma in campo l’11 diventava 1 e 1 diventava 11.
E quello scudetto se lo andò a prendere il 12 maggio del 1974, la conclusione più sensata per un racconto illogico.
12 maggio 1974: per i laziali la domenica dello scudetto, l’ascesa ai vertici del calcio italiano, simbolo che unisce sotto la stessa bandiera diverse generazioni di biancocelesti.
Un successo rapido e forse inatteso, ancor più inatteso però fu il crollo che sarebbe arrivato a rompere la magia di una squadra invincibile.
Tanti nomi grandiosi da ricordare per una società che fino a quel momento, non poteva vantare risultati gloriosi. Mancava -insomma- l’acuto del tenore per l’aristocratica creatura nata in Piazza della Libertà
Fu il miracolo di Maestrelli, un miracolo di cui nessuno aveva percepito il minimo segno premonitore.
La Lazio del ’74, sarà adesso raccontata da un altro punto di vista. Questo l’obiettivo di “Grande e maledetta, la Lazio del ’74“, uno speciale prodotto da Stefano De Grandis, andrà in onda su Sky Sport, in tre puntate, a partire dal prossimo 5 gennaio.
“L’idea di ricordare quella avventura in un documentario l’avevo da tempo. Lo spunto è arrivato dallo scadere dei 50 anni da quello scudetto del 1974, il primo della Lazio. Il 2024 come approdo giusto per celebrare quell’evento. Ma come farlo? Di quella squadra è già stato detto tutto. Allora abbiamo cambiato il punto di vista. Abbiamo utilizzato quello dei testimoni. Non solo i protagonisti principali, i reduci di quella squadra.
Ma anche coloro che sono entrati in contatto con loro: oltre trenta persone tra familiari, amici come Nicola Pietrangeli o Bertolucci, giocatori avversari come Capello, Cordova o Damiani, giornalisti, tifosi, intellettuali, politici e storici, capaci di descrivere il senso di quello che accadeva: il carattere di quei ragazzi; la Roma violenta e festaiola; la lotta politica tra opposti estremismi, austerity e referendum per il divorzio; oltre agli aneddoti più divertenti vissuti dalla squadra nel quotidiano, tra campo di allenamento, ritiro, stadio o per le vie di Roma”.
Le parole di De Grandis riportate da Sky Sport.
L’ armata biancoceleste fu la folle idea di un uomo, Tommaso Maestrelli l’antidivo che seppe con umanità ed intelligenza, plasmare un gruppo eterogeneo alla radice.
Lazio alla quale il destino avrebbe portato via di lì a poco alcuni dei suoi grandi protagonisti, come se l’universo insegnasse che la gloria, seppur eterna, è sono solo un palliativo.
Io , invece, ho capito che non vincono i milioni, i più “sensati” e, che almeno una volta, lo Scudetto arrivò tra colpi di pistola.
Niente si dica, in nessun villaggio, tutta la storia fu scritta il 12 maggio del 1974.
Perché la prima volta non si scorda mai.
Baci baci, Xoxo 💋