Sono ormai passate settimane da Fiorentina – Lazio, terminata 2 ad 1 per i viola, grazie sopratutto a due situazioni simili giudicate diversamente nel corso dei 90 minuti.
A tal proposito è tornato sul caso l’ex arbitro Graziano Cesari ai microfoni di TMW Radio:
“Uniformità di giudizio? E’ utopia arrivarci. Uniformità Rocchi forse vuol dire seguire le disposizioni che ti vengono date a inizio anno. Se il pestone è calcio di rigore, non posso pensare che un arbitro non dia il rigore. Nel regolamento non c’è scritto che c’è una differenziazione. E in quel caso devi essere uniforme nell’applicazione della regola. Se poi la regola è sbagliata, questo è un altro problema. Il pestone è sempre e comunque fallo, a prescindere dalla dinamica, lo dice questa regola. I casi di Dodò e Baldanzi? Sono dinamiche di gioco diverse, come quello di Fiorentina-Lazio, io la prendo in considerazione la dinamica, ma il regolamento attuale non ti permette di prendere in considerazione questo. Separazione delle carriere tra arbitri e Var? Ci sono già le separazioni, poi siccome non tutti prediligono fare quella carriera, a fine carriera poi si fa quello. Bisogna specializzarci al giorno d’oggi e sono d’accordo.
La lettura delle immagini non è facile, servono persone che siano veloci, che leggano bene queste situazioni e parlino bene con l’arbitro in campo. Sono d’accordo nella figura di un ex calciatore al Var, che conosce certi comportamenti. Altrimenti c’è il Var a chiamata, per cui sonoi favorevole. Ho visto i mondiali femminili, ma anche quello di calcio a 5, dove c’era il Var a chiamata e si spiegava la decisione a tutti. Io credo che vadano date due chiamate a tempo. E’ un elemento di partecipazione anche per chi fa la partita in quel momento. Non vedo l’ora di vedere l’arbitro che va al monitor con i due capitani, che analizzano insieme il caso. Voglio vedere cosa succede. Var a chiamata non può essere inserito dalla Federazione, ma serve l’intervento dell’Ifab, a meno che non venga chiesta dalla nostra Federazione all’Ifab. Proprio come il tempo effettivo”.