Ieri la prima edizione del Montefiascone Art Festival, manifestazione promossa dalla Società Sportiva Lazio e dall’Officina d’Arte OutOut. Tra i premiati anche Claudio Lotito per l’Impegno Sociale nella rivalutazione del territorio e della comunità attraverso la cultura dello sport.
Il patron capitolino è tornato a parlare dei momenti difficili vissuti dal rilevamento della società.
«Amo dire di essere un presidente tifoso e non un tifoso presidente. La passione è importante per promuovere ogni iniziativa ma bisogna anche avere i piedi per terra. Quando arrivai tutti mi dissero che era una sfida impossibile, per salvare il patrimonio della Lazio mi sono caricato miliardi di debiti, ho dormito un’ora a notte per tre mesi per cercare di salvarla cosa che alla fine ho fatto. Quando si è salvata la società sono cominciati i complotti, la strumentalizzazione politica. Io sono il proprietario civile della società però amministro un patrimonio storico sportivo della collettività. Ho l’obbligo di tramandarlo nel miglior modo possibile, amo costruirà società le cui fondamenta sono su cemento armato e non sulla sabbia. Ogni giorno succedeva qualcosa e dovevo per forza remare per arrivare a riva altrimenti la società sarebbe saltata. Io non volevo, non solo per i 50 miliardi che ho investito ma soprattutto perchè avrei dovuto farmi carico di un fallimento. Quando ho rimesso in sesto la società ho stabilito un principio: essendo questa un’attività economica deve produrre reddito, ma non perchè io debba percepire dei guadagni ma per rendere autoconsistente la società».