Devo ammetterlo: all’inizio il responsabile del “misfatto” lo avevo individuato in Caicedo, falso ottico chiamatelo come volete, ma non credo sia stata l’unica ad aver avuto questa impressione e che ha dovuto rivedere l’azione per tre volte.

Dopo però aver guardato con l’attenzione necessaria e l’anima più doma di chi si è fatto una ragione smettendo di inveire contro il cielo e capendo che oramai così è andata, mi sono resa conto che in nemico/amico Var , perché ogni tanto il suo intervento ci ha fatto anche gioco forza, è stato chiamato in extremis quasi con un moto improvviso di illogica follia arbitrale.

Mi sono infuriata con Caicedo senza motivo alcuno, ciò però non mi toglie dalla lista di suoi “Non estimatori”, convinti che il suo acquisto sia stato uno sperpero di denaro.

Lasciando l’attaccante incolpevole da una parte, non voglio fare la ” gomblottista” che vede ovunque trame ordite da oscuri signori che perpetrano il male per chissà quale fine e neanche voglio partire con il “piagnisteo” solito dei “parenti acquisiti” abitanti dell’altra sponda del Tevere, ma scomodare il Var a scoppio ritardato, mi è sembrata solo una VARgogna!

Alla Lazio si può imputare una sola colpa che già altre volte gli abbiamo imputato: la lentezza nel chiudere le pratiche dimenticando che un gol di vantaggio non è salvezza matematica.

Oppure quel quarto d’ora di smarrimento dove si perde il dialogo tra centrocampo e gli altri reparti.

Tanti tiri di testa sì, ma non con la testa.

Un rigore c’è stato negato su Parolo e dopo alla Fiorentina è stato negato a sua volta per l’entrata assassina di Marusic in area su un giocatore Viola, ecco questo lo avrei capito ed accettato di più di un fatto inesistente all’ultimo minuto. Quel calcio dal dischetto concesso senza motivo che ha rotto un equilibrio del Karma che ne aveva privato entrambe le compagini lasciandogli quel “qualcosa da dire”.

Sarebbe stato un “Arrivederci al Franchi” quasi romantico, ma adesso mister Pioli può essere grato di tana grazia ricevuta.

La Lazio non era stanca, la Lazio ha giocato una partita “onesta” senza picchi né abissi contro un’avversaria di tutto rispetto.

Una squadra con belle individualità come il piccolo Chiesa, “Chiesetta” io lo chiamo dotato di verve e tecnica, Vitor Ugo, Cholino Simeone, Babacar e qualcun altro sparso qui e lì per il rettangolo verde.

Le stesse belle individualità le hanno i biancocelesti, Alberto, anche quelli oggi sottotono come Immobile e Milinkovic, ha Leiva che praticamente Inzaghi non potrà mai Leivare, la grinta di Senad, il mestiere di Radu e via dicendo fino alla panchina “giovane” . Non dimentichiamo De Vrij al suo terzo gol stagionale. E poi quelli ai box augurandoci presto il ritorno di Nani e di Anderson che oggi sarebbe servito come il pane. 

Questo non deve essere messo in dubbio per un match insozzato da una macchia enorme sul finale che ha deciso di negare una vittoria laziale.

Un errore Inzaghi lo ha fatto; il dissennato cambio Alberto / Caicedo. Forse di questo chiederei spiegazioni, o perché non ha fatto entrare Murgia. Stop.

Non sto insinuando in alcun modo che la Fiorentina sia immischiata in chissà quali complotti nei salotti alti del calcio, penso solo che a Firenze si  festeggerà o forse no, ma l’artefice di questo punticino che è sicuramente meglio del piatto vuoto, non è che l’arbitro.

Top e flop? Posso indicare la mia preferenza in Tommasino Strakosha come in Sportiello perché è stata proprio la partita dei portieri! Flop è solo uno: l’arbitro.

E grazie all’arbitro, anche questa domenica ho litigato col cielo

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