Tempo: tempo per ribellarsi a quelli che lo vedevano spento, tempo per salire in cattedra di nuovo e farsi ammirare, un tempo è bastato a Felipetto.

 Primi 45 minuti in chiaroscuro, ma oramai Anderson sta diventando uno specialista del saper cogliere le occasioni.

Aveva iniziato in sordina, quasi sentisse il peso del giudizio, poca ispirazione, poco “fuoco” nelle gambe. Forse la mancanza di Immobile si stava accusando più del dovuto. 

Succede qualcosa però nel break, cosa non si sa, ma sicuramente nella mente di Pipe è scattato l’interruttore e la gara cambia. 

Eccolo lì, guardate in campo: chioma folta, scatto da furia, eccolo lì, guardate il brasiliano! 

Trova il guizzo, ritrova il tocco magico e la giocata portentosa per Nani che magistralmente la trasforma in un gol freddando Bizzarri, un altro ex.

Ma volete vedere che Pipe è tornato a giocare nel suo ruolo perfetto? Io sono una di quelli che darebbe ad Anderson una sola indicazione: “Vai e fai quello che vuoi”.

Perché il brasiliano mi sa che il vestito da “falso nueve”  lo indossa benissimo.

Danilo lo sognerà come nei peggiori incubi per qualche giorno. 

Scadenza di contratto nel 2020, ma quasi non preoccupa perché tra Felipe è la società intercorrono ottimi rapporti. 

Adesso abbiamo la certezza che la corsa alla Champions non passerà solamente per la maglia titolare di Alberto, ma anche tra i suoi scarpini. 

Anderson non può stare in panchina, sarebbe un sacrilegio, sarebbe uno spreco lasciare nell’ombra colui che una partita la riempie di colore.

Tra tutte le maglie, la prima è sempre la sua e porta sotto il nome il numero 10! 

Made in Brazil: passaporto non mente!

 

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