Ho vissuto tanti addii: da Maldini a Totti, passando per Del Piero, tutti giocatori che c’erano ogni domenica. Allora mi domando perché sono turbata dal saluto di Iniesta, “conquistador” di un Barcellona che non sarà più lo stesso.
Forse perché un pezzetto del mio cuore è stato sempre blaugrana, una squadra così lontana dalla capitale, una squadra che ha avuto sempre il potere di tenermi incollata al televisore, un’altra Serie A che ogni settimana non posso assolutamente perdere.
Poi ci penso….Non è l’addio in sé, ma è il tempo che viene a bussare sulla spalla per ricordarti che sta passando. Passa, passa… anche per te.
È strano come un giocatore segni un periodo.
L’ho visto alzare la Champions, l’ho usato su PES.
Io andavo avanti e lui era lì ad alzare la coppa del Mondo, poi un’altra Champions e ancora un’altra, un’altra….
Penso che tra poco su Wikipedia ci sarà scritto accanto al suo nome “ex capitano del Barcellona”.
Allora mi guardo un attimo allo specchio. Non ci sono rughe, eppure sono cambiata. Sono quella che tra qualche anno, parlando del grande Barcellona, racconterà chi era “Don Andrès Iniesta” e magari storcerà la bocca perché davanti avrò qualcuno a cui il nome non dirà nulla.
Il suo non è un saluto netto al calcio giocato, ma un voler cercare ritmi meno indiavolati. Per un “adios” arriva un “benvenuto in Cina”.
L’ultimo “Clasico” ieri, un “Clasico” che non avrà più nulla di classico, se ne andrà il “monumento”, colui che ha alzato 32 trofei in 16 anni di Barcellona.
Campionati, Champions League, Supercoppe europee e spagnole, Mondiali per Club…. Come si fa a non annoverarlo tra i “MOSTRI SACRI”? Palmarès che mette soggezione con un unico neo: nessun pallone d’oro, un’ingiustizia penso.
È arrivato però anche l’ultimo trionfo, il Barca ha vinto la Liga nel segno del suo “Andrés Iniesta”, un ultimo spettacolo ieri sera, l’ultimo saluto del Camp Nou alla sua bandiera.
Bandiera di una generazione che ha visto incoronare “i marziani” come una delle squadre più forti del mondo.
Un ultimo Clasico ieri, poi solo commozione ed il saluto al giocatore che ha vestito 700 volte la gloriosa maglia blaugrana, che la fa identificare in sé.
A colui che ha conquistato l’Europa calcistica. Sarà 700 volte “ciao” , “700 grazie” e forse 700 non sono sufficienti ancora. Grazie per averci regalato le gesta del campione, grazie per 16 anni, grazie per un’era, grazie perché sono cresciuta insieme a te, a suon di trofei.
È di nuovo mattina, il Barcellona chiude un’era e perde il “simbolo” di ciò che è stato fino a ieri.
È di nuovo mattina ed i blaugrana salutano il “capitano”.
È di nuovo mattina ed un saluto personale al “mio Barcellona” che ho seguito e riconosciuto sino a ieri: Buena Suerte Don Andrés Iniesta!