Era la Lazio del burbero Fascetti, la Lazio dei drammi, del sudore e della fatica. Questa è la storia di uno dei nostri “eroi biancocelesti”, quelli che non si dimenticano mai e dei quali le gesta verranno raccontate all’infinito, di padre in figlio e poi ai nostri figli.

Ma come ogni storia che si rispetti, dobbiamo raccontarla dal principio….

Avete presente il caldo torrido romano di  questi ultimi due giorni?  Beh, come un ricorso già vissuto, anche  quel lontano 21 giugno 1987, la capitale era stretta nella morsa di questo identico  clima estivo.

Io ero molto piccola e mio padre mi aveva portato allo stadio per seguire quest’altra impresa al limite della tragedia, vi giuro che quel giorno lo stadio tremò , lo fece davvero, non è solamente una “leggenda metropolitana” raccontata sui libri.
Pieno in ogni qualsivoglia ordine di sedute, vi giuro, tremò. È forse il ricordo più nitido rimasto nella mia mente di bambina.

Pieno come una grande finale, ma i tifosi sono lì con la paura di assistere ad un dramma sportivo.

La storia che precedeva quel match , iniziò nel 1986 e Lazio penalizzata di nove punti nell’ambito del “calcio scommesse”, che lottava per  ottenere la salvezza ed evitare la retrocessione in Serie C.

Incontrò così Eugenio Fascetti che, neo allenatore, raggiunse la squadra al ritiro di Gubbio, un gruppo quasi sciolto oramai e pronunciò una frase che ancora oggi fa storia:

” Chi vuole resti, chi non se la sente può andare via subito. Ma chi resta combatte fino alla fine”.

Recuperare 9 punti, era una difficile sfida, soprattutto nell’epoca dei 2 a vittoria, il rischio di impantanarsi in quella Serie B che passava da successi a tragedie, era una scommessa aperta.

È l’ira dei tifosi ad alimentare i giocatori in campo, mai fu più vero “noi con la voce e voi col cuore”. Parte di quella Lazio, era Giuliano Fiorini, uno che di tecnica sopraffina non ne era propriamente dotato, ma che sportellata in più, sportellata in meno, riusciva a passeggiare liberamente per le aree di rigore spaccando le difese avversarie.

A far da cornice di quel periodo, una capitale complicata, come sempre è stata, che pullulava d’amore sì, ma anche di odio, una di quelle piazze che portava allo stadio quasi 40 mila persone a partita.

Eugenio Fascetti conosceva bene le insidie della Serie B, non cantava alla salvezza troppo presto, infatti si spalancò l’abisso che ci porterà, poco dopo , al 21 giugno 1987.

Pareggi con Modena, Taranto, Sanbenedettese, sconfitta con Trieste, Arezzo, Genoa, partita a reti inviolate con il Lecce e poi l’altro crollo contro il Pisa, scaraventarono i biancocelesti nella zona “incubo” della classifica.

Speranza, tragedia, tutto si mescolava abbattendo i confini emotivi, all’ultima giornata la Lazio infatti era penultima insieme al Taranto. Un gradino sopra vi era il Vicenza, che stava per arrivare a Roma per l’ultimo atto: chi resta dentro e chi va fuori.

Tutto ciò che era stato fatto fino a quel 21 giugno, era stato azzerato, una sola partita, si gioca tutto in 90 minuti, sentenze “brutali” a cui noi siamo stati abituati, 20 maggio in ultima battuta.

La Curva Nord espose uno striscione; “Noi con la voce, voi con il cuore”, inno perfetto di quello stadio stracolmo che andava sicuramente oltre le stime ufficiali che avevano  riportato il dato di  62 mila supporters.

Al Vicenza basta un punto, alla Lazio no, in tanti ricorderanno la squadra “catenacciara” e le imprese del suo portiere, tra campo e spalti, piomba con tutta la sua violenza il disastro Serie C appena dietro l’angolo. La sentenza di quello 0-0 è scritta; i capitolini retrocederanno, i vicentini andranno allo spareggio a 3.
Il cronometro segnò il minuto 82.

La Lazio soffriva, il bunker veneto era invalicabile. Subito dopo successe qualcosa, Giuliano Fiorini ed è boato. Giuliano Fiorini corre, salta i cartelloni pubblicitari, è sotto la Curva Nord.

Questo è l’epilogo della mia storia e di chi l’ha scritta.

Quel calciatore che con una sola rete ci salvò e che salutammo per sempre il 5 agosto del 2005.

Cuore, sangue e sudore si è fatto amare, Giuliano Fiorini è il sorriso che non si può dimenticare. Da qua a lassù: GRAZIE ANCORA!

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