Derby e poi silenzio. Anzi, magari fosse stato. I tifosi biancocelesti si sono riversati sul web, la stampa ha acceso le polveri e messo su un nuovo caso: Luis Alberto vs Lazio.
De Martino ha prontamente smentito “sono cose che capitano” e davanti l’indice puntato di Simone Inzaghi, non è finito solo lo spagnolo. È il racconto di una partita persa meritatamente, senza scusa alcuna, sabato non è mancato solo lui, nel derby sono mancati in undici.
Il tecnico piacentino ha perso il tocco?
Sul banco degli imputati salga il modulo con la sua difesa a 3, salgano i titolari inamovibili e chi fa la bocca storta al cambio chiamato per l’avanzata di Joaquin Correa. Forse questa è l’unica colpa che personalmente attribuisco ad Alberto: se non stai in palla , allora lascia spazio a chi è dietro di te.
Questioni di gerarchie, questioni che andrebbero riviste. Il ritorno di Berisha potrebbe minare il super “titolare” Milinkovic-Savic appena rinnovato? Beh, forse dovrebbe. Un giro in panca dopotutto non ha mai ucciso nessuno.
Chi deve scendere in campo come ha fatto sabato che se ne resti in panca!
«Chi finirà in panchina non dovrà lamentarsi».
Questo è stato infatti il punto focale ribadito più volte dopo il match da Inzaghi e dalla società nel clima di rabbia e delusione generale.
Così è stato l’allenatore a dover chiudere tutti nello spogliatoio, a far la voce grossa e si sa, i rimproveri non fanno piacere, ma servono.
In prima persona a dare una spiegazione dell’ insensatezza di sabato pomeriggio ci ha pensato Marco Parolo, come al solito è sempre lui a doverci mettere la faccia, ma stavolta nemmeno il senatore tanto amato è riuscito a placare gli animi in subbuglio.
Nessun arbitro, niente “sfiga”, gli alibi sono crollati sotto al peso di un passivo inaccettabile: 3-1.
Non c’è tempo però per vagliare i malumori di qualcuno, c’è l’Europa League e “vade retro” qualsiasi spettro legato alla stracittadina o al Salisburgo. Tranne Valon Berisha ovviamente.
Chi ha voglia giochi, chi non ne ha che se ne resti in panca!
Basta con il nome dietro la maglia: tutti sono utili e nessuno indispensabile!
In campo non si vive di rendita e pare strano detto da una che ringrazia ancora Senad per il 26 maggio, ma Lulic la “fame” ce l’ha ogni volta che scende in campo. Sbraccia, sgomita in modo scomposto, trova un varco, si butta in avanti.
Ancora mi venite a parlare di “tacchetti” e virtuosismo?
Lasciatelo a Cristiano Ronaldo, a Bale, a Messi, che forse nemmeno loro ci servirebbero.
Il capitano, almeno secondo me, è l’esempio del “guerriero” seppur quello coi piedi tra i meno raffinati in rosa. Ma che ci facciamo col talento se il talento si sta facendo una pennichella?
Che si dimostri adesso ai tifosi che quella maglia titolare è meritata, che si dimostri adesso che si fa di tutto per onorarla.
Più Leiva e meno tutù!