Arrivederci Europa League, va bene, ci può anche stare se mettiamo da una parte il Siviglia e dall’altra una Lazio piena zeppa di assenze che sono diventate rimpianti. Ci sta anche gioire per un pareggio in Coppa Italia visti gli umori che hanno accompagnato i giorni prima del match. Domani però arriva la chiamata: dovete dimostrare chi siete!
Una compagine che si accontenta di rientrare miracolosamente nei primi 6 posti, o quelli che vogliono la Champions League a tutti i costi. Se le vittime di un mercato scellerato che si porteranno dietro il gap tra panchina e titolari, o quelli che sanno giocare quando il gioco si fa duro.
Perché nel calcio, come nella vita, non vince sempre chi ha le carte migliori, il mondo è di chi osa, dei folli, dei visionari, di quelli su cui nessuno punterebbe mai.
Un derby che non ha solo il peso della rivalità atavica per l’onore cittadino, ma è un gradino in più verso la Champions League. E potrebbe essere l’ultimo per tanti biancocelesti i quali, in ottica di futuro, a giugno guarderanno i risultati.
L’ennesima chance concessa dal tifoso, l’ennesima mai ultima.
Inutile fare immensi giri di parole: il rendimento della Lazio in questa stagione rispetto alle due precedenti, ha subito un crollo vertiginoso. Non è paragonabile nel modo più assoluto alla squadra “sorpresa del campionato”.
In qualche occasione forse i biancocelesti hanno dato piccoli segnali di poter tornare ad essere quelli di un anno fa, quando però la posta in palio cresceva, si andava incontro ad un’altra delusione.
Non andiamo a spolverare i numeri perché sarebbe deprimente, la realtà parla di un attacco stanco, una difesa con lo stesso numero di gol incassati sì, ma martoriata dagli errori grossolani e le assenze. Per questo non servono i numeri.
È difficilissimo confermarsi, essere sempre tra i migliori, però qui non si vive di rendita, con un “abbiamo vinto la Supercoppa e poi abbiamo espugnato lo Stadium”. Col passato ci facciamo il sugo!
È il momento di suonare la carica a tutti quei calciatori che sono stati impressionanti nella stagione passata, Milinkovic e Luis Alberto, ma oggi sembrano evanescenti. Stanno male? Sono stanchi? Sicuramente la forma non ottimale pregiudica le performance in campo, però il carattere dove sta? Ad aver perso lo smalto, soprattutto lo spagnolo che si sa, vive troppo intensamente i momenti bui e fatica a combatterli.
Ritrovare la garra nel derby per zittirli tutti quelli là, quelli che ci denigrano tra radio e TV, quelli che si permettono di chiamarci “lazietta”, quelli che sono convinti di essere due spanne sopra perché hanno un ragazzino esordiente capace di segnare qualche rete.
Il girone d’andata raccontò di una stracittadina disastrosa per i biancocelesti, una giornata che non aveva lasciato altro se non il rimpianto di Felipe Anderson ceduto ed i milioni rifiutati per MilinkovicAlberto.
Il morbo da big è stato curato nei suoi sintomi tra Inter e Milan, a mozzichi e bocconi però siamo in piedi almeno in Coppa Italia, adesso bisogna debellare la malattia che affligge la Lazio quando si trova davanti una squadra di pari o superiore livello.
Nel momento in cui il gioco si fa duro arrivano gli “uomini” a giocare, altrimenti sarebbe un altro tipo di calcio e parleremmo delle partitelle scapoli/ammogliati il martedì sera.