….”Quel che sarà, sarà. Quel che sarà, sarà”…
Quello che sarà, poi sarà, magari lunedì mi ritroverò a scrivere che non è ancora tempo per andare in Champions e che forse è meglio il rodaggio in Europa League, ma, almeno per un secondo, mi sono convinta che la Lazio è da quarto posto! Una gioia tanto per cambiare!
Cosa ci potrebbe dare soddisfazione altrimenti? La Coppa Italia sì, parzialmente ci farebbe dimenticare un brutto finale contro il Siviglia che trova il suo alibi nell’ organico inadatto alle competizioni al di fuori del Belpaese.
Se ci fosse stato esclusivamente il campionato allora oggi il discorso sarebbe differente, non si fanno le nozze coi fichi secchi e per quanti conigli tu possa tirar fuori dal cilindro, rimane sempre il gap lapalissiano tra panca e titolari. Ci si riprova l’anno prossimo a colmarlo!
UN CAMPIONATO BIPOLARE
Mai come quest’anno, Juventus a parte che ha chiuso il campionato a settembre e Napoli consolidata seconda, dal terzo posto in poi le emozioni si susseguono così come i trionfi e gli svarioni. Nessuno dorme più sonni tranquilli. Così anche la Lazio si è adattata al mood alternando momenti entusiasmanti a capitoli da cancellare. Siamo tutti in quel giro di valzer che divide “le altre” dalle regine, bianconeri e partenopei.
La gang di Inzaghi non ha mai trovato una vera stabilità, i pareggiotti, le vittorie, le cadute, un po’ come la scorsa avversaria, Fiorentina, capace di schiaffarne 7 alla Roma per poi rallentare. Le milanesi sono lontane sì, ma non certo inafferrabili soprattutto se calcoliamo la bipolarità della stessa Inter e quella dei giallorossi. Bipolare anche l’Atalanta, il Torino, insomma nel calderone del non equilibrio, ci siamo proprio tutte.
MAGO MERLINO
Simone Inzaghi ha sfiorato la grande impresa per ben due volte, in questa stagione però, pareva aver perso l’appeal. “Troppo integralista”, troppo barricato dentro la sua idea di gioco eppure, ogni tanto la sua idea gli ha fatto “gioco forza”. Di necessità virtù è diventato il suo mantra. Guardando intorno a noi , c’è stato un ricambio di panchine, continui esoneri, ma il tecnico piacentino è rimasto ben saldo nonostante il vociare che lo voleva in partenza. A fine anno che succederà? Sarà la Champions lo snodo di un proseguimento in biancoceleste?Di certo non è stato messo in condizione di fare il suo lavoro nel migliore dei modi e forse per questo merita una gioia tanto per cambiare! In barba ai budget low cost, in barba a quelli che in rosa vantano giocatori pagati 10 volte tanto rispetto ai nostri.
TO BE CONTINUED….
Chiamatelo inganno, frode, voltafaccia o semplicemente “casualità”. 20 maggio e buttiamo il pass per la Champions, la partita verrà ppi racchiusa da un’immagine che ne è diventata l’emblema: le lacrime di Stefan De Vrij.
Se ne sono dette tante, qualcuno ha etichettato l’olandese “traditore della patria”, la serpe in seno che proprio sul più bello, commise un fallaccio da Lega Pro che nemmeno Patric avrebbe mai osato, troppo strano per lo standard a cui ci aveva abituati.
Lazio- Inter, 8 punti di distanza, una partita mai conclusa davvero, almeno in campionato, una rivalsa nei confronti di una squadra che ebbe un merito solamente quel 20 maggio e cioè sfruttare qualche minuto di insana follia.
Ed è per questo che a meritare la Champions League siamo soprattutto noi tifosi, quelli che si fanno il sangue amaro, che minacciano di disertare lo stadio ad oltranza e che poi ritrovi lì su un seggiolino a sbraitare o gioire.
Perché il tifoso è così, un bambino capriccioso ed un amante fedele. Il quarto posto ci serve per capire che, oltre all’Europa League, c’è vita!