Il “Principito” si riprende le chiavi del centrocampo e la Lazio torna a girare.
Ritorna Biglia e sono subito fanfare e squilli di tromba. Il “principito” ritorna a riprendersi lo scettro e la corona del centrocampo, come solo un grande campione sa fare, cucendo i reparti e tessendo nel mezzo del rettangolo verde, con un ritmo degno dei migliori direttori d’orchestra, al punto che la differenza tra il recente passato e l’immediato presente, la si percepisce sin da subito; la squadra si muove sincronicamente come fosse una fisarmonica, la distanza tra i reparti si assottiglia sensibilmente e la difesa come per magia non soffre più di attacchi di panico. La vittoria di quest’oggi non è però solo merito del fondamentale rientro dell’argentino, bensì di una grande prestazione complessiva di squadra, abile a non disunirsi dopo l’immeritato svantaggio ed a schiacchiare costantemente gli avversari nella propria metà campo per poi piazzare la zampata decisiva nel finale che vale tre punti fondamentali. Diciamocela tutta, sarebbe stata una eresia perdere quest’oggi dopo aver subito un solo tiro nello specchio della porta (ben sei sono stati invece quelli degli aquilotti). Ebbene si, i veneti sono passati in vantaggio nell’unica occasione in cui si sono affacciati dalle parti di Marchetti, poi hanno badato principalmente a costruire fortificazioni nella propria area di rigore se si eccettua la seconda telefonata effettuata nel finale di gara da Sala, a Marchetti. Nel primo tempo, i biancocelesti scendono in campo con un baricentro molto alto, prendendo in mano sin dal principio il pallino del gioco. I ragazzi di Pioli premono soprattutto sulla fascia destra, ben vigilata comunque da un ottimo Souprayen, sicuramente uno dei migliori tra le fila gialloblù insieme al centrale greco Moras, mentre a sinistra si riesce invece a sfondare con fatica, a causa della poca brillantezza di Kishna e soprattutto di Lulic, bacchettato a più riprese dal suo allenatore per la troppa irruenza e precipitosità nel giocare la sfera. Nonostante ciò, al triplice fischio finale si conteranno ben 17 cross scodellati al centro! Una infinità che testimonia ancora una volta la ricerca ossessiva di soluzioni laterali, di un gioco quanto più arioso possibile. Dopo aver chiuso la prima parte di gara in svantaggio, la Lazio continua comunque a macinare gioco, mostrando una maggiore superiorità tecnica rispetto ai ragazzi di Mandorlini. Biglia non lascia mai la mano della squadra, Milinkovic-Savic garantisce qualità e muscoli in mediana (ancora una volta uno dei migliori, sia perchè risulta prezioso in fase difensiva grazie ai suoi centrimetri sia perchè si procura alcune punizioni preziosissime, da una delle quali scaturisce la rete del sorpasso decisivo) e Lulic appare di colpo un altro calciatore, dopo aver metabolizzato la strigliata del proprio allenatore. La svolta del match è rappresentata proprio dal fatto che l’asse di sinistra comincia a funzionare in maniera efficiente; il serbo sembra un treno impazzito che non da tregua al povero Sala, abbandonato a se’ stesso dai centrocampisti e se poi ci si mette anche un Keita il cui impatto sulla gara è a dir poco devastante (suo il gioco di gambe che ha regalato il rigore del pareggio) allora il sorpasso è cosa praticamente fatta. Una delle cose che hanno sicuramente stupito di più quest’oggi, è l’ottima condizione atletica di tutta la squadra che ha corso tantissimo oltre ad aver recuperato una quantità esorbitante di palloni, nonostante l’uomo in meno dopo l’espulsione di Mauricio. Insomma segnali incoraggianti per il futuro che se accompagnati dal completo recupero degli infortunati, possono sicuramente rilanciare le quotazioni della Lazio.
I migliori
Biglia: Non a caso lo chiamano il “Principito”. Sembra come se non si fosse mai infortunato, dirigendo con la sua solita bacchetta i ritmi armoniosi della squadra oltre ad impreziosire la sua prestazione con la rete del pari, un rigore calciato con una freddezza che solo i più grandi campioni possiedono. Imprescindibile per il futuro
Lulic: Dotto Jekyll e Mister Hyde. Un primo tempo in chiaroscuro, poi rientra in campo e diventa a tratti devastante, arando così tanto la fascia da sinistra al punto da lasciare in essa profonda solchi. Non c’è dubbio: questa deve essere la sua nuova posizione in campo
Milinkovic- Savic: Altra prestazione convincente per il talento serbo che oltre a possedere tanta qualità, si dimostra utile sia in fase difensiva dove sbroglia di testa alcune situazioni pericolose sia dal punto di vista tattico; difatti conquista tantissime punizioni che aiutano a far salire la squadra e da una di esse nel finale, arriva il goal del definitivo 2 a 1. Sempre più una p