Tutti lo avevamo aspettato, forse nemmeno per fischiarlo, ma per il classico: ” Oh, non famo che mo’ se pedemo de vista!”.
Perché poi fischiarlo? Dopotutto ci siamo lasciati così in buoni rapporti!
Ma De Vrij pare proprio volersi negare all’altrui vista laziale, la prima volta il suo nuovo mister Spalletti aveva precisato:
“Non c’era perché non volevo metterlo nelle condizioni di essere fischiato da tutto lo stadio, sicuramente sarebbe andata così. E’ molto emotivo, di una sensibilità infinita, non volevo farlo andare a finire in uno stato d’animo non ottimale.”
Stefan è emotivo! E ce ne eravamo accorti soprattutto quando era in bilico per quel 20 maggio, soprattutto quando decise di commettere l’epico fallaccio che spezzò le gambe non a Mauro Icardi in Nara, ma alla Lazio che, fino a quel momento, era in Champions con le gambe ancora intere.
Lacrime, lacrime, così ci siamo salutati e mai nessuno capì se fossero o no sincere, se fossero il dispiacere per aver buttato nel gabinetto 4 anni.
“Il passato non si dimentica, allora non è nemmeno passato”, William Faulkner scrisse, eppure di passato parliamo sempre quando aspettiamo l’ex in campo. Un’attesa che sembra non aver mai fine, nella mattinata di ieri infatti, il centrale olandese è stato sottoposto ad una risonanza magnetica per un problema riscontrato durante la permanenza con la propria Nazionale. Distrazione all’adduttore della coscia destra. Forse gli interisti non ci sono abituati, noi invece sì, è una tendenza che ci ha accompagnato per tutto il tempo della sua avventura capitolina. Nessuno però, dirigenza compresa, gli aveva voltato le spalle mai.
Saltare 3 volte consecutive la Lazio, in un certo senso, fa davvero riflettere. Avessero ragione i “maligni” e quel rigore su Icardi non fu casuale?
“Fantasmi qui non ce sono”, recitava Eduardo De Filippo nella commedia “Questi Fantasmi”…. Allora faccio finta che i fantasmi, le ombre su quel 20 maggio non esistano più. I fantasmi sono stati scacciati via da colui che arrivò e si prese una Lazio delusa dall’abbandono: Francesco Acerbi.
Perché forse neanche lo stesso De Vrij fu mai così amato e forse, nella freddezza olandese, neanche lui ci mostrò tutti questi grandi sentimenti. Una storia si valuta alla fine, al momento dei saluti e l’epilogo di quella di Stefan con noi, non ha bisogno di altre parole.
Il “muro” è diventato Made in Italy, non c’è più spazio per i mulini. E pensare che, seppur la difesa sia ballerina, lo è comunque meno della scorsa stagione quando, tra le sue fila, militava proprio De Vrij.
Contro l’Inter sarebbe nato spontaneo un paragone infatti, ma l’olandese è malato, o è emotivo o magari qualche ex compagno gliele promise il 20 maggio….
Un tradimento vero e proprio, un “sì” ad un rinnovo e poi il voltafaccia per qualche euro di commissione agli agenti, tutto nel più totale silenzio senza mai ammettere apertamente che, dolente o nolente, il contratto con l’Inter era già stato firmato. Ausilio e la voce grossa poco prima del match, il fallaccio su Icardi, adesso venite ancora a chiederci perché il saluto non fu dei migliori?
Il passato è passato e noi ci riconsoliamo con il Re Leone, qualche annetto in più, ma una garanzia che parla di 37 partite disputate, una sola saltata per espulsione, insomma, uno score che, messo a confronto con quello dell’ex numero 3 ben quattro anni alla Lazio, non fa certo rimpiangere i mulini olandesi.
Diversamente “laziali”, poco più che un inizio per De Vrij, la grande occasione per Acerbi. Da una parte il passato e dall’altra il presente, chissà se Spalletti stavolta deciderà di rischiare o lo lascerà in panchina…. Ops, è troppo emotivo, spiace!