Il tifoso Laziale ama l’ “apparenza”, non più la “sostanza”. Un po’ come una coppia sposata che si riempie di corna a vicenda, ma pubblica foto di abbracci e baci sui social network. “Guardate come siamo felici” e poi la notte via a piangere nel bagno. E continuano a sbandierare ai quattro venti di un matrimonio solido, perché in fondo si amano ed i continui tradimenti hanno un solo significato: non importa con chi vai, ma da chi torni.

Perché è importante auto convincersi per poi convincere. È più importante far credere alla gente che sono realizzati con una famiglia felice.

E così è diventato il Laziale.Pronto a battersi il petto gridando “al gomblotto” messo in atto dalla classe arbitrale perché in alto diamo fastidio.

Ti chiamano gufo, pseudoLaziale, criticone, ti dicono che sei “daa Riomma”, di star zitto e di accettare l’imponderabile; 2 gol dal Chievo in meno di 3 minuti.

Perché la Lazio si ama e basta. Ma signori, guardiamoci in faccia e cerchiamo di essere onesti. Nessun “gomblotto”, nessun “protetto” dalla tifoseria, Milinkovic fa la boiata, Alberto passeggia, Immobile non segna. Perché ci si nasconde dietro inutili scuse per non  ammettere che non esiste un progetto,  un futuro con questa società e che i calciatori lo hanno capito prima di noi , per questo vogliono andare via.

Viviamo di “apparenza” e facciamo gli indignati solamente davanti ai vari  ai vari Patric, Marusic, senza contare che non son loro a dover fare la differenza.

Si punta a distruggere chi contesta, la voce che esce dal coro poiché forse, qualcuno ha il coraggio di raccontarvi qualcosa di diverso; la verità.

È diventato più importante far credere alle altre tifoserie, romanisti e le varie banane per Bakayoko, come se un coretto poi allontanasse la crisi,  che si sta bene, che l’amore non è scalfito  piuttosto che preoccuparsi del baratro.

L’amore per i colori non è in dubbio, ma chi oggi difende la squadra è un bugiardo. È uno come Inzaghi, uno che pensa che “spiace” sia la giustificazione e la cura per ogni male.

L’importante è far credere agli altri che siamo felici, anche se non lo siamo. Come quelle mogli tradite, quelle che mettono sempre un buon pasto caldo su una bella tavola apparecchiata per il marito e poi la notte piangono chiuse in bagno.

Sono laziale, mai pianto per il “gomblotto”, mai creduto al “gomblotto”. Non siamo così “potenti” da essere abbattuti volontariamente. Sono tifosa, non è molto, ma sono una laziale onesta. Sono laziale e la colpa non la do’ agli arbitri. Sono laziale e so che le colpe sono in casa nostra, dal calciomercato ai giocatori in campo, fino alle scelte di Inzaghi. Sono laziale e, oggi, dico solo una cosa : “SPIACE”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *