Quest’anno la musica è cambiata e per quanto riguarda il calciomercato, non abbiamo assistito all’acquisto frettoloso di fine agosto sul filo del gong. O meglio, non solo.  Partire per Auronzo con le idee chiare e soprattutto coi nuovi arrivati. La richiesta di Inzaghi è stata accolta, è stato lo step principale per raggiungere l’accordo che ha portato al rinnovo del tecnico. Sposare la causa Lazio sì, ma ad alcune condizioni.

La società adesso può dirsi ufficialmente soddisfatta? Nell’universo delle “compravendite” nulla è mai definitivo. Tare è alla ricerca di una nuova destinazione per gli epurati biancocelesti, in più butta l’occhio qui e là. Milinkovic tiene banco e seppur la richiesta di Lotito non è stata ancora raggiunta, lo stesso patron capitolino si è detto disposto ad ascoltare. Nello scenario nefasto che vede la partenza del serbo, il gap tecnico andrà assolutamente colmato e per questo il Ds non dorme mai.

Pensiamo però alle realtà tangibili. Inzaghi, stanco delle promesse a lungo termine, aveva chiesto calciatori chiavi in mano. Diciamo che questa sessione di calciomercato non è stata solamente figlia dei pallini e le idee di Igli, ma soprattutto è stata scritta dal tecnico piacentino. Una collaborazione a tutto tondo tra panchina e dirigenza.

Parlando di giocatori già pronti e rodati, sicuramente è un nome a svettare sopra gli altri: Manuel Lazzari. L’ex Spal è stato per un anno il centro dei progetti virtuali del mister, la Lazio ha smosso mari e monti, di mezzo c’è finito Murgia, ma alla fine la prima voce sulla lista è stata spuntata.

4 colpi sono stati chiusi in un’accelerata iniziale che ha visto concludere trattative per Jony, Adekanye, Vavro, Lazzari e qualche innesto per la Primavera.

Ci troviamo alle porte di una nuova epoca fatta di consapevolezza e non di soldi buttati in Wallace/Marusic/Patric vari?

Una cosa è certa e cioè che le sorprese, o le “bufale”, stavolta non saranno solo merito e demerito di Tare ma anche di Inzaghi. Quando ti metti in vetrina, poi tuoi sono gli oneri e gli onori.  Tutto andrà diviso per due, in parti uguali. Nessuno di noi potrà più puntare il dito contro la dirigenza solamente, se ci sarà un dito da puntare, a questo punto sarà meglio puntarne due di cui uno diretto verso la panchina. Perché si sa, se ti esponi tanto, ti esponi anche al giudizio “nazional laziale”. Lotito ha avallato tutte le scelte e soprattutto la nascita di un mercato a quattro mani, adoperato dal dialogo tra DS e mister. “Attenti a quei due” e Claudione se ne lava le mani. Non fino in fondo però. Dopo aver urlato quattro venti di Ferrari e quarto posto un pochino la faccia ce l’ha messa anche lui.

Ottavi in classifica, salvati dalla Coppa Italia. C’è chi vede la passata stagione come “soddisfacente” e poi ci sono quelli come me che la chiamano col vero nome: “delusione”. Orpello assai negativo sì, ma io sono anche un pochino stanca di concedere alibi a destra e sinistra.

“Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…chi ha dato, ha dato, ha dato…scurdámmoce ‘o ppassato”.

Eh già, colpo di spugna e si va avanti. Tutti in quel di Formello si sono riempiti la bocca con “nuovo ciclo biancoceleste”, siamo dunque all’alba di una nuova era?

Le tempistiche per le trattative sono cambiate, Tare non ha avuto la prima e l’ultima parola, siamo all’alba di una nuova era sì, firmata Simone Inzaghi. Consapevolezza, ruolo, utilizzo, rodaggio, i fondamenti su cui si sono indirizzate le scelte soprattutto tecniche. Il mister si è arrovellato, ha buttato giù una bozza di formazione, ha riflettuto sulle sostituzioni, ha deciso di trattenere anche Badelj non solo Caicedo, adesso sarà il campo a dire la sua. 

Non più semplice “pedina”, ma “Deus Ex machina” di questo mercato.

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