Diego Pablo Simeone sogno nel cassetto di molti laziali, sogno irrealizzabile quello di vederlo sulla nostra panchina, almeno per adesso, almeno per qualche anno ancora. Lui che i sogni li fa diventare solide realtà, che ha preso la sponda meno patinata di Madrid e l’ha portata alla gloria.
Tanti ex biancocelesti una volta appesi gli scarpini al chiodo, hanno optato per il timone in panchina, ma quando si decide di diventare tecnici?
Non vi è forse un preciso momento, a meno che non ti chiami Cholo e quel momento allora diventa preciso.
Si racconta ai microfoni di The Coaches’ Voice, ricorda la Lazio del 2000, quella squadra più forte del mondo e proprio la nostra maglia, fece nascere in lui la consapevolezza sul futuro: da calciatore ad allenatore.
«Avevo 27 o 28 anni, quando ho deciso sul serio che sarei diventato un allenatore. Giocavo nella Lazio all’epoca, tornavo a casa, prendevo una cartellina e facevo finta di organizzare una seduta d’allenamento.
Avete presente i bambini, che giocano immaginandosi tante cose? Bene, io facevo lo stesso, giocavo a fare il tecnico. A fine giornata, ero sommerso dai fogli di carta, pieni di note e disegni. Scrivevo tutto e questo mi suscitava un entusiasmo enorme».
La porta è sempre aperta, la luce è sempre accesa…..Cholo ti vengo a prendere io all’aeroporto!