“Noi abbiamo fatto pochi cambi: c’è lo stesso mister, in squadra siamo gli stessi giocatori e quindi i problemi sono più o meno rimasti quelli. Da quando sono alla Lazio, i problemi sono sempre questi e cioè giochiamo bene, creiamo tanto, ma perdiamo gare che non dovremmo perdere. Se la classifica è questa, vuol dire che ci manca di salire quel gradino che ci porta a fare quel salto di qualità che ora non c’è.”
Cit. Francesco Acerbi.
E per trovare questo intervento a gamba tesa, ho cercato su Google, testuali parole usate: “Acerbi attacca il mercato“. Per verificare la veridicità di ciò, basta una ricerca di 2 secondi al massimo!
Che Iddio, o chi per lui, benedica i calciatori, le persone, chiunque non abbia peli sulla lingua. Chi non usa frasi fatte, chi usa la lingua per parlare e non per baciare il terreno dove cammina qualcun altro.
Finalmente un giocatore biancoceleste che ha avuto il coraggio delle idee, che ha espresso il suo disappunto ed il malessere, nei confronti di una situazione stagnante. Ha espresso il disappunto verso le promesse proclamate ai quattro venti e mai mantenute.
Chi pensa che il calciomercato adoperato dalla dirigenza sia stato inconcludente, è un pazzo, è daaa Riomma, perché noi siamo da clausola scudetto sul contratto dell’allenatore.
Adesso che ad affermare ciò non sono stata io, etichettata da alcuni “anti-lotitiana militante”, ma Francesco Acerbi, quei discorsi fatti sulla scarsità degli obiettivi, sono ancora folli?
E Tare dovrebbe sturarsi le orecchie.
Esiste un mondo inesplorato dalla società capitolina, un mondo che ha come estremo Cristiano Ronaldo e come estremo opposto Riza Durmisi.
In questo universo parallelo che è il calcio, esiste la famosa via di mezzo, il grigio tra bianco e nero, fatto di giocatori mediamente bravi che costano addirittura meno di Durmisi. Prendere nota; Ilicic costò all’Atalanta soli 4,5 mln. Infortuni frequenti? Beh, Riza è un infortunio vivente eppure costrinse i capitolini ad un esborso di 7 mln.
E se non riesce a trovare questi giocatori, allora è lui stesso a non saper fare il DS.
Ds che è sempre nel mirino ancor prima del presidente. Forse perché le cose si capiscono davvero solo sul campo, perché Francesco Acerbi ha la giusta personalità per rendersi conto che alla squadra manca la personalità.
Non negli uomini, ma nei calciatori. E forse le due cose spesso vanno di pari passo.
Lo dissi sin dal principio: preferisco il “Made in Italy” all’ indecisione olandese.
Anche in quel caso mi diedero della visionaria.
Non ci voleva però chissà cosa per intravedere subito il carattere dell’ex Sassuolo, colui che pur essendo legato a Squinzi come un figlio, aprì le porte delle stanze nei corridoi neroverdi dicendo: “me ne vado alla Lazio”. Ad un diniego, rispose col fuoco incrociato e non si presentò alle visite mediche di idoneità.
Perché Francesco non ci racconta le favolette della buonanotte, Francesco ci dice la verità senza abbellimento.
Uno dei pochi meriti da riconoscere a Tare, aver scelto dapprima l’uomo e poi il difensore.
Uno che di mestiere spende cartellini, fa a sportellate, di certo prima o poi la verità te la racconta in maniera ruvida.
C’era una volta una figura mitologica, Francesco Acerbi, uno che si permise di dire la sua sull’operato della società.
Perché Francesco la verità te la racconta senza abbellimenti. Perché Francesco è uno che entra a gamba tesa. Perché Francesco è UOMO e poi calciatore!