E se tiro fuori “margheritando il cuore” di Ambra Angiolini, futura possibile signora Allegri perché io so’ ‘na romantica e tifo per il vissero felici e contenti, almeno una letta me la merito. L’argomento forse non piacerà troppo ai più, ma in bene o in male purché se ne parli.
Denis Vavro, non VRAVO
Nato a Partizanske il 21 aprile del 1996, difensore della nazionale slovacca, in estate ha salutato la Sirenetta di Copenhagen per coprire quel ruolo biancoceleste nella difesa a tre che, pur avendo avuto tanti interpreti, non ha mai realmente trovato il protagonista.
La Lazio aveva puntato proprio su questo andando alla ricerca di un forte difensore per affiancare Acerbi.
Solido fisicamente, può dirsi anche solido calcisticamente?
Vavro, almeno dall’aspetto, assomiglia al prototipo perfetto del centrale in retroguardia con i suoi 193 centimetri e, durante la sua permanenza al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo, aveva dimostrato di sapersi adattare benissimo a fare il terzo in una difesa a tre, specificamente sul centrodestra.
Eh sì, Auronzo sforna fenomeni su fenomeni tipo André Anderson, o addirittura Ravel Morrison, ma poi? Ad alcuni tocca il limbo e l’oblio.
Denis l’ennesima meteora?
FANTAVAVRO
Il popolo dei fantallenatori aveva avuto un sussulto: “lo pio o nun lo pio?”, davanti le esotiche novità ci sentiamo tutti talent scout.
Partiamo dal presupposto che, almeno per quest’anno, non siamo di fronte ad un potenziale top player.
Sulla carta sembrava praticamente già stabilito un 11 titolare con Vavro a pieno regime, dopotutto la concorrenza non vedeva Nesta in lizza per una maglia titolare e tra i presenti in rosa non vi era quello in grado di compromettere seriamente il suo presenzialismo.
Ma come scritto poc’anzi, Auronzo genera fenomeni e poi ….
E poi la musica cambia.
Simone Inzaghi ha optato per altre soluzioni lasciando al povero Denis pochissimo minutaggio disponibile.
Questione di ambientamento però, vedendolo giocare, ai più ricordó Novaretti.
Alessandro Borghese direbbe: “non è un buon inizio”.
Non sono moltissimi i motivi per non puntare sul nuovo difensore della Lazio e se l’attesa di Vavro fosse Vavro stesso?
UN ESOSO ESBORSO
11 milioni e mezzo sborsati dal patron capitolino e lo slovacco entra a gamba tesa in una particolarissima classifica:
è il terzo difensore più pagato della storia dopo Jaap Stam ed il nostro Sinisa Mihajlovic.
Non finisce qui perché è entrato a pieno titolo tra i 20 acquisti più onerosi del club capitolino.
Detta così, leggendo solo i numeri, la portata dell’acquisto sembrerebbe epica. Lo dico sempre, mai fidarsi dei numeri, li cito spesso solamente per riempire la pagina.
VAVRO O NON VAVRO?
Dal canto suo Denis, custodia di Stefan De Vrij, si prepara meticolosamente alla sfida contro il Celtic di domani. La pressione c’è ed è innegabile, il ragazzone infatti deve dimostrare il perché del suo arrivo all’ombra del Colosseo.
E lo farà con l’ulteriore consapevolezza di avere tra le mani una chance d’oro, un biglietto andata/ritorno tra titolarità e panchina.
Il mister si è detto pronto a schierarlo come puro centrale provando a sfruttare la posizione per lui più congrua. Sarà quindi Acerbi a spostarsi un pochino più a sinistra.
Ogni calciatore merita la possibilità di essere messo in condizione senza rimaneggiamenti di sorta.
In fin dei conti tutti ci aspettavamo una specie di eroe in patria e più di tutti noi, forse lo aspettava Lotito. Dopotutto ha messo mano al portafogli generosamente, forse più di quanto preventivato in partenza. Roba strana per il patron capitolino.
Un esborso che, a grandi linee, appartiene nostalgicamente ad un’altra era, ad un’altra Lazio, a Sergio Cragnotti che certo non si faceva parlar dietro quando si trattava di assegni.
“Co’ 12 milioni la Juve ce compra i raccattapalle”… Sì, ma le cifre in voga tanti anni fa, erano assai lontane dai 75 milioni per De Ligt.
Vavro ha giocato poco e, quando è stato chiamato in causa, in parecchi hanno storto il naso, in primis Simone Inzaghi mai del tutto convinto dalle performances dello slovacco.
Per farla lunga, per farla breve: delusione.
Saranno le abitudini passate ad influire sul rendimento attuale, solito nella linea a quattro del Copenaghen e della Slovacchia dove fa coppia peraltro con Skriniar, si è trovato catapultato in un gioco assai diverso e, come prevedibile, fatica a comprendere come agire nella difesa a tre.
Non è l’unico a partire i cambiamenti, ve lo ricordate De Vrij nelle prime 3/4 partite? Certo non ci trovavamo all’alba di quello che poi sarebbe diventato.
Tempo al tempo, ne serve forse un po’ di più anche se il tempo non aspetta tempo.
Inzaghi non molla, necessità fa virtù, così non può privarsi a priori di un rincalzo, ha dunque deciso di provare a valorizzarlo ‘sto Vavro piuttosto che perderlo per strada.
Visto anche l’oneroso esborso, Tare che ha testimoniato la qualità del difensore, nessuno è intenzionato a lasciare Denis in un angolo!
La serata di domani sarà infuocata, gli spalti del Celtic Park si preparano ad ospitare ben 1.500 tifosi laziali.
S’è sparsa la voce; in Scozia c’è la birra bona!
Denis dovrebbe giocare centrale scansando via Acerbi che finirà un po’ a sinistra.
Se non dovesse funzionare, keep control, Inzaghi potrebbe disfare tutto in attimo tornando all’abituale Acerbi tra Vavro e Bastos.
Chi è dunque Vavro?
Un personaggio in cerca di autore.
Un’identità calcistica che forse manca, ma “c’è tempo domani”.