Tutto su Felipe Anderson. Da mesi ormai si parla del riscatto del brasiliano. Dopo il suo primo anno sfortunato vissuto in Italia tra alti e bassi, il numero 7 biancoceleste ha voglia di spaccare il mondo. Ha lavorato bene nella prima fase di ritiro ad Auronzo, adesso cerca conferme in Germania prima di iniziare la nuova stagione.
Anche perchè su di lui pendono circa 9 milioni di motivi per vederlo protagonista. Vietato sbagliare è il primo obiettivo. In un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, l’ex Santos ha parlato dei momenti che sta vivendo. Aiutati che Dio ti aiuta recita un noto proverbio. Per uno cresciuto a pane e fede non potrebbe essere altrimenti.
Partiamo da Lisbona. Ottima prestazione. Contento?
«Sono contento perché sto facendo bene, mi sento meglio, mi sono abituato all’ambiente, al calcio italiano, ai compagni. Sto bene fisicamente e mentalmente. A Lisbona ho provato una grande gioia nell’aiutare la squadra a pareggiare e andare ai rigori. Sono riuscito a fare quello che Pioli mi chiede sempre. Ho usato la mia velocità, sono rimasto concentrato».
Tounkara l’ha ringraziata per l’assist?
«Sì. Lo fa sempre quando succede, è bello quando puoi aiutare un compagno. Non importa chi segna, ma solo che la squadra vinca».
Stiamo cominciando a vedere il vero Felipe Anderson?
«Sì, mi sento benissimo, mi trovo bene in campo, c’è il movimento che prima mancava, sto riuscendo a fare le cose naturalmente. Ora finalmente esce il mio calcio e come ho sempre giocato. Questo è Felipe».
Cosa le manca ora per arrivare al top?
«Una sequenza di buona partite, non basta giocarne una bene e una no. Devo giocare sempre così, concentrato, sto prendendo il ritmo. Serve la continuità, ora penso di andare in crescita. Ho ancora tante cose da migliorare. Con il nuovo allenatore sto imparando tante cose. Penso che possiamo fare una grande stagione».
Cosa chiede Pioli a Felipe Anderson?
«La cosa principale è che mi chiede di non stare mai fermo, se la palla è esterna devo andare dentro, in caso contrario mi devo allargare. Devo essere sempre in movimento, attivo in campo, con il pensiero di aiutare la squadra. Se perdo la palla, devo aggredire. Pioli insiste e questo lo sto facendo in ogni allenamento, in ogni partita».
Tare diceva: Basta solo aspettarlo Felipe.
«Lui ha sempre creduto in me, mi ha sempre detto di continuare, che era difficile, non dovevo mollare, ma insistere perché in Italia non ti devi mai fermare per novanta minuti. Ho capito adesso. E sul campo sta andando meglio».
Cosa è cambiato?
«Ora ho capito com’è il calcio italiano, ho capito il gioco della Lazio. Quando capisci come si muove la squadra, diventi padrone del gioco. Ora è più facile. E poi ho dimenticato l’infortunio. Sto bene, corro, non sento alcun fastidio alla caviglia. Sono felice, perché i tifosi mi sostengono, credono in me, mi mandano tanti messaggi. Li voglio ringraziare e ripagare. Questa è sempre una motivazione che porto in campo».
Ora sembra più sereno. Avverte minori pressioni?
«Sì, ma la pressione principale era che non riuscivo a giocare bene, quando sbagli un passaggio o un dribbling, non riesci a fare quello che ti riesce normalmente, vorresti fare di più. Ho cambiato anche in allenamento. I miei compagni mi hanno aiutato tanto nella fase più complicata, mi dicevano non mollare, continua a lavorare. Ora tutto sta iniziando a cambiare».
Cosa si sente di promettere ai tifosi della Lazio?
«Sono felice, mi sento orgoglioso di essere qui e di avere i tifosi dietro, credono in me, mi danno sostegno. Darò il massimo, cerco di migliorare, di andare in campo per fare quello che so. Prometto il mio impegno. Voglio aiutare la Lazio e portarla, con tutti i miei compagni, il più alto possibile».
Ci sarà tanta concorrenza da battere.
«Meglio. Così non c’è possibilità di accomodarsi. Se stai bene, devi continuare perché vedi accanto un altro tuo compagno che sta bene. E’ una competizione buona per la squadra. E la squadra vince attraverso questo stimolo, con tutti i giocatori motivati».
Alla fine esterno d’attacco è il ruolo ideale?
«Il ruolo che sento di più è giocare dentro il campo, ma Pioli mi sta dando la libertà di andarci. Parto da esterno destro, quando la palla si muove a sinistra posso entrare. Mi piace, così posso fare assist e tirare in porta, creando difficoltà agli avversari. I terzini pensano che stia fuori, invece posso tagliare verso il centro».
Se l’aspettava così complicato l’impatto con il calcio italiano?
«All’inizio non credevo