L’equilibrista non si chiede mai cos’è la stabilità vive l’illusione e la realtà. (Eros Ramazzotti)
Quale migliore introduzione per parlare del funambolico Joaquin Correa.
Chiamato per sostituire Felipe Anderson in partenza, fu una delle operazioni più onerose nell’era lotitiana, la seconda più costosa per essere precisi.
Da quando arrivò in casa Formello, la sua ascesa fu davvero veloce: dall’essere una riserva quasi di lusso, uno spacca partite, al diventare titolare inamovibile compagno di Immobile/Caicedo.
Gli servì molto poco per conquistare la fiducia del mister, duttilità, velocità, cambio di passo, dribbling, sono state qualità apprezzate nell’immediato.
Ok, è forte, fortissimo, apprezzato dagli addetti ai lavori… Tutto perfetto se non fosse per quel piccolo neo; non ha poi troppo feeling col gol.
Partiamo col dire che non nasce centravanti, che di mestiere non faceva il bomber.
Joaquin infatti, era un’ala sinistra ed all’occorrenza seconda punta.
Sembra strano affermare ciò, se non mi credete esiste Wikipedia, Transfertmarket e YouTube.
Il curioso caso del funambolico Correa, avere un rapporto complicato con il gol.
Ma corre l’obbligo di ricordare che nella Lazio, è tra i calciatori con la percentuale tecnica più alta.
Uno che cerca il brivido, che prova il dribbling, uno che riesce sempre a fare salire la squadra col pallone incollato ai piedi.
Uno che appena lo vedi partire esclami “ooooooohhhh” e sai che con lui in campo, qualcosa sta per succedere.
La classe c’è, la tecnica abbonda, la freddezza sotto porta è da rivedere, eppure, senza “Tucu”, ti accorgi che manca una componente fondamentale.
L’attacco è incisivo, ma statico e l’imprevedibilità un po’ scarseggia.
E se vogliamo proprio essere sinceri, anche la fantasia viene meno.
Perché alla fine della fiera, Joaquin è tutto questo: un funambolo che sta in equilibrio sul crinale.
Non ha la qualità innata di Immobile o Caicedo, ovvero l’essenza del finalizzatore, ma essere un bel calciatore non vuol dire solamente segnare a ripetizione. Significa anche concedere al centravanti l’opportunità di trovarsi con la difesa avversaria aperta e completamente ubriacata da un ragazzo incontenibile.
Ordunque la domanda resta: Caicedo o Correa al fianco di Ciro Immobile per insidiare la co-capolista Inter?
L’ecuadoriano, in virtù dell’ottimo momento, resta in vantaggio momentaneamente, dopotutto è l’uomo che ha regalato ad Inzaghi il record dei record con il gol a Parma (18 risultati utili).
“Gioacchino”, in amicizia eh, potrebbe essere una mossa tattica, un inserimento a gara in corso per spaccare la partita, magari in un momento di fiacchezza nerazzurra.
Il Tucu però ha smaltito l’infortunio ed insidierà El Panteron fino alla fine.
Il nostro Joaquin ha addirittura rischiato di vestire la stessa maglia di Stefan De Vrij, ma dopotutto chi non lo vorrebbe nella propria squadra!