Benvenuti nella mediana, quella Terra di Mezzo che funge da linfa vitale per attacco e difesa.
Benvenuti nel miglior centrocampo della Serie A, il più variegato e tra due colonne come Luis Alberto e Milinkovic, giganteggia lui: Lucas Leiva.
Il mestierante per eccellenza, il brasiliano atipico, quel calciatore tecnico e sapiente che sa essere tozzo, cattivo, a volte anche troppo focoso.
Non è altissimo come Milinkovic, non è raffinato come Alberto, ma sicuramente è uno che sa come uscire dalle situazioni affannose.
Diciamo che se avesse 25 anni, allora il suo prezzo di mercato non sarebbe troppo inferiore a quello di Sergej.
“Una vita da mediano”, in un ruolo delicatissimo, un ruolo che non concede troppo margine di errore.
Stare davanti alla difesa, contrastare l’avversario e togliere i compagni di retroguardia dalla pressione.
“Difensore aggiunto” che però non disdegna certo le incursioni offensive.
Va avanti ed in un secondo lo ritroviamo a dare manforte a Francesco Acerbi.
E’ il comandante della nave, colui che imposta le manovre, in continuo movimento in barba alla carta d’identità che segna 33 anni, peraltro compiuti il 9 gennaio.
Sarà un segno del destino?
Tre anni or sono, con in mente l’addio di Biglia grande regista difficile da sostituire, dopo un corteggiamento insistente da parte di Tare, il Liverpool decise per la cessione.
-Eh vabbè, ma te pare che se era ancora bono te lo regalavano?- scetticismo facile nella convinzione superflua che fosse un giocatore pronto a svernare.
Nulla fu più sbagliato di questo ragionamento.
Lucas si impose da subito, trovò il suo posto fisso nello scacchiere tattico di Inzaghi e nel cuore dei tifosi biancocelesti.
Intanto dall’Inghilterra il mea culpa di Klopp che, senza peli sulla lingua, ammise l’anno scorso di aver fatto un errore ad avallare la sua cessione.
Leiva è uno degli uomini spogliatoio, in allenamento non tira mai indietro la gamba, nonostante spesso viene richiamato da Inzaghi per eccesso di verve.
Un mediano coi piedi buoni ma che fa legna e, se necessario, sa menare come un rugbista.
Il campione della porta accanto, senza troppi grilli per la testa, lontano dal jetset e dalla mondanità, spesso habitat naturale dei calciatori.
Un giocatore caratteriale che sa però farsi amare, leader ma di quelli che non hanno bisogno di battere il pugno sul tavolo.
Eh sì, Leiva il “mediano canterino” perché qualcuno, Luis Alberto, ha messo la mano sul fuoco garantendo per le sue doti canore, Sanremo è finito porca miseria, ci mette poco a farsi amare.
Il popolo laziale lo idolatra e tanto è stato scritto su di lui, o forse ciò che di più bello ci sarebbe da dire non è ancora stato detto.
Io mi limito al “A te che sei semplicemente sei, Lucas 6”, magari violando qualche copiright ma quali altre parole per descrivere Leiva?