“Il miglior attacco è la difesa”. O “la miglior difesa è l’attacco”, come vi pare, ma adesso ho diritto a sconvolgere e stravolgere i modi di dire perché aprirò il capitolo “arretrato”.
Pare strano scrivere ciò se parliamo di Lazio che per anni ha visto proprio nella retroguardia il suo tallone d’Achille.
Eh già, i biancocelesti segnavano tantissimo ma prendevano anche tantissimi gol.
Una squadra totalmente sbilanciata che non riusciva a trovare equilibrio nemmeno con un ottimo centrocampo.
Questione di interpreti e non di copione?
E sempre stato così fin dalla notte dei tempi: un calciatore innalzato a protagonista assoluto ed un contorno di comparse che, se lasciate sole senza il loro leader, erano destinate a barcollare in un crescendo di bischerate.
Oggi non è più così, o almeno non lo era fin quando il COVID 19 non c’ha divisi.
Un lavoro certosino, un percorso difficile e la presa coscienza di vecchie sbavature, ha guidato il pacchetto difensivo lungo la strada di consapevolezze e crescite, individuali in primis.
Fino allo stop per l’emergenza coronavirus, la Lazio vantava solamente 23 reti incassate in 26 gare.
Lo sa anche Inzaghi che, in questo precampionato, sta modificando l’assetto della sua squadra cercando di potenziare proprio la retroguardia, il reparto più solido dell’intera Serie A.
Come raccontava La Gazzetta dello Sport, l’allenatore vorrebbe un maggior supporto dagli esterni di centrocampo, facendo conto anche sulla condizione ritrovata di Lucas Leiva, vero e proprio “muro salgariano”.
Il tecnico piacentino vuole mantenere un’impronta offensiva per vocazione, ma vuole farlo con una difesa di ferro alla base della “teoria del tutto”.
“Ricomincio da 3”: difesa a 3.
Tanto criticata eppure radicalmente cambiata.
“Ricomincio da 3″… Io, mammet e tu.
Ricomincio da 3, da Luiz Felipe con buona pace del fastidio al polpaccio, Acerbi, Radu, con un pizzico del neo riscoperto Patric difensore ed il nato in Primavera Armini.
Tutti saranno utili e nessuno resta indietro, non si può, ma Inzaghi punta in primis sulle certezze, sulla solidità arretrata per poi espandersi a lavori in corso.
Il mister in quel di Formello ha sperimentato, ha mischiato le carte in campo, ma il gioco del caos non ha coinvolto la difesa.
Quei 3 non li tocca nessuno.
L’allenatore piacentino tiene al fatto che la sua linea di retroguardia ritrovi la connessione perché, proprio questo reparto, sarà la base sulla quale rinascerà la Lazio “seconda edizione” nella seconda edizione di campionato.
La prima partita sarà un brusco risveglio, c’è l’Atalanta che vanta il miglior attacco del campionato.
E se la Lazio invece risulta essere la miglior difesa della serie A, allora si deve combattere il fuoco col fuoco.
Compagine difficile quella guidata da Gasperini e lo è soprattutto per Strakosha.
La sua vera bestia nera, o nerazzurra che dir si voglia, la formazione di Bergamo infatti in 5 partite gli ha bucato la porta ben 11 volte.
L’Atalanta negli ultimi anni, oltre alla finale di coppa dell’anno scorso, è diventata la sfida più velenosa per la Lazio.
Inzaghi si prepara dunque al faccia a faccia, al vero big match di campionato tra le due squadre più sorprendenti ed avvezze al bel gioco.
Lazio vs Altalanta era sicuramente una sfida ad alto fattore pirotecnico tra rimonte e cardiopalma, sarebbe stato bello se fosse arrivata un po’ più in là nel tempo dopo aver fatto rodaggio.
“La vita è adesso” cantava Claudio Baglioni e così è adesso anche il test più difficile.
Si riparte dalla difesa, il reparto fiore all’occhiello che racchiude in sé il lavoro di giocatori e mister.
Una difesa meno cara sul mercato rispetto a qualcun’altra, considerata scadente fino ad un anno fa, è maturata al punto di regalare le maggiori garanzie in campo.
Difensori e portiere, quasi tutto dipenderà da quella barricata e se riuscirà a reggere.
Dopotutto il “miglior attacco è la difesa”!