Se c’è una cosa che mi ha fatto salire il reflusso gastroesofageo dopo l’amara constatazione -ANOTHER TIME- che l’Italia non avrebbe partecipato manco a questo Mondiale, è stato di certo lo sfacciato tentativo di mistificare completamente l’oggettività.
Io lo capisco che la stampa del web va avanti in larga parte a titoloni, i likes contano e tutto il resto, figuriamoci. Ma pareva che tutti si erano dimenticati, a fronte di una sconfitta bruciante contro la Macedonia del Nord, di mostrarci la Nazionale Azzurra per quello che realmente era, al di là di articoli confezionati ad hoc per tutelare qualcuno e demolire qualcun altro: Ciro Immobile.
Ero davvero satura di descrizioni su Scamacca e Raspadori, di quanto fossero i nuovi “Salvatori in Patria”. Sia chiaro, nessuno mette in discussione l’incredibile carriera futura dei due giovani, gli auguro 10 dei prossimi Mondiali e massimo rispetto, ci mancherebbe.
Ma il calcio è un gioco di squadra, non è una gara dove si giudicano le individualità.
Dovrebbero venir trattati tutti nello stesso modo, nella sconfitta come nella vittoria, mi pare però evidente che non funzioni esattamente così, ed è palese che ci siano figli e figliastri per la stampa.
Stesso discorso riguardo le critiche becere che hanno sommerso Ciro Immobile con schiere di haters sui social.
Quando uno ha sforato i 30 goals in campionato, la polemica, se proprio la si deve fare, dovrebbe essere quantomeno ridimensionata ad una sola fallimentare partita senza cazziatoni privi di motivazione valida.
Immobile non ha mai risposto ai cafoni.
Ha passato settimane a lasciarsi scivolare le cose addosso, se n’è palesemente fregato della maleducazione altrui ed ha anteposto la Lazio rispondendo sul campo.
Che per carità, non si può piacere a tutti, qualcuno gli vedrà un boato di difetti magari, però le minchi*te che leggevo mi facevano uscire di testa.
«Lorenzo e Ciro ci saranno soprattutto per la prima partita, poi vedremo per le altre. Ma vale per tutti».
Queste le parole del c.t. Mancini sulla possibilità del ritorno in Nazionale di Ciro Immobile dopo la debacle Mondiale.
Il commissario tecnico, quindi, non ha chiuso le porte al bomber laziale, però, terrà in considerazione ad una condizione. Come riportato da La Gazzetta dello Sport, infatti, il c.t. vorrà un Ciro motivato al 100%. La decisone, dunque, spetta allora all’attaccante.
La verità è che il massimo onore per un calciatore è la maglia della propria Nazionale col rischio pure che vinca.
È giusto non cagarsi di striscio nemmeno un accenno del drama messo in piedi da alcune dichiarazioni, post e commenti sui social, è giusto rivendicare il proprio posto in Azzurro.
Perché, spesso ma non troppo, il gioco vale la candela.
Allora basterebbe lasciarsi alle spalle le pantomime sul “bistrattato Ciro” e dedicare una parola su Mancini e sul perché il suo gioco ha avuto la stessa vita di un gatto in tangenziale.
Il fatto è che se avessi avuto voglia di barcaccume a puntate, avrei seguito “La Pupa e il secchione show con Barbara D’Urso” e non certo ogni stracazz@ di partita dell’Italia.
Del resto, penso che Ciro non dovrebbe lasciare la Nazionale, con la consapevolezza che le critiche sono figlie del vecchio e noto “quando il culo brucia la bocca sparla”.
Falli parla’ Ciru’.
Simplemente, Xoxo.