Dai su. Diteme che è ‘no scherzo. Cacciate fuori il comunicato de Sinisa che vi manda tutti a fare in culo….
Ma che c’hai combinato Sini‘? Ma lo vedi qua sotto che casino stiamo a fare pe’ te?
Ci sono momenti in cui, è inutile girarci intorno, c’è in ballo l’emozione umana e, per quanto ci provi, non te ne riesci a distaccare, ci stai dentro fino al collo.
Devo scrivere, lo faccio tutti i giorni su ‘sto sito e oggi mi tocca raccontare la cosa più struggente, più profonda.
Perchè poi, parlando di Sinisa, tirarsi indietro sarebbe quasi irrispettoso.
Ma, dentro di me, speravo fosse una fake news di pessimo gusto, eh sì, certi scherzi qualcuno li fa.
Aggiornavo Google e me la trovavo lo stesso là, sempre là, sparata in un titolo di giornale.
Mihajlovic ha perso la partita, ai calci di rigore, contro gli avversari più infami di tutti: fato e morte.
Troppo presto a 53 anni.
Comunque la si voglia leggere, Sinisa
ha sfatato il tabù, scavalcato i pregiudizi sulla malattia.
Col suo cappellino di lana, il sorriso gentile solito di chi affronta una dura battaglia e trova un momento di ristoro, è stato capace di lanciarsi dove altri non avevano nemmeno osato: mostrare la fragilità senza imbarazzo.
“Le cicatrici sono il segno che è stata dura. Il sorriso è il segno che ce l’hai fatta” disse Madre Teresa di Calcutta.
E poi arriva ieri. E si spenge quel sorriso gentile di chi ce l’aveva fatta.
La notizia l’ho sentita distrattamente da Rai2 mentre caricavo la lavatrice, letta da un giornalista con frettoloso sadismo ANSA.
Perchè non ci sono balle che tengano, ti ricorderai sempre quello che stavi facendo in un determinato momento ed ecco, io stavo caricando la lavatrice.
Ho ascoltato, ho rabbrividito.
Ma perchè?
La bestia non era stata ricacciata nel buco da dove se n’era uscita?
Ma perchè?
Pochi giorni fa era intervenuto a Roma, al Libraccio, dove si teneva la presentazione del libro di un altro slavo dal carattere forte, Zdenek Zeman, facendolo addirittura emozionare.
Perché?
Allora pure la “guarigione” è solo un palliativo?
La bestia è tornata. S’era solo spostata.
Stavolta il giocatore più forte non ce l’ha fatta a ribaltare la partita, non che non c’ha provato – s’intende – ha speso cartellini in area di rigore, Sinisa le prendeva a pallonate le difficoltà.
Eppure oggi scriviamo un lungo addio.
A pochi giorni dal Natale.
La chemio, la vita ri-conquistata con le unghie e coi denti, la remissione, il sospiro di sollievo.
” È guarito” la notizia tanto attesa e che applicava, in un contesto per nulla leggero, il guerriero alla fragilità umana.
Ma la malattia va presa così… Va sfidata, le devi strillare contro, segnare da calcio di punizione, piegarla come una lamiera.
Di Mihajlovic diranno : un uomo burbero col cuore grande. Uno slogan, sì, uno slogan che abbatte l’irrununciabile cliché in base al quale “i giusti” sono solo coloro che non alzano mai la voce, non tirano bottigliette, non dicono parolacce, non imprecano….
Ma l’amore è un sentimento buono e i sentimenti buoni non possono far male, sono sempre giustificati, sono lo spessore morale che abbiamo dentro, infatti, oltre i gusti personali, c’è stata sempre una forma di obiettività universale; sull’ UOMO SINISA nessuno ha mai avuto da ridire.
Lontano millemila chilometri dal politically correct, ha sempre rivendicato il suo forte e particolare nazionalismo. Ideali contestabili, sì , eppure rispettato per la coerenza.
Nella sua vita c’è racchiuso proprio tutto: la guerra, lo sport, le vittorie, i traguardi personali e raggiunti in carriera.
Dalla Stella Rossa portata a vincere la Champions fino all’amore per Bologna.
Forte, duro, politicamente scorretto, smaliziato , misterioso, capace di tirar fuori molteplici sfaccettature del carattere sorprendente e mai banale.
Ha svelato, nella personale sua bellezza, la vita privata, il sentimento inossidabile che lo legava alla moglie Arianna senza inutili sentimentalismi a buon mercato, privo di qualsiasi forma di buonismo populista.
L’infanzia difficile in Serbia, il riscatto arrivato grazie al calcio.
Raccontava che da bambino col suo sinistro piegava le saracinesche, a Borovo, quando calciava le punizioni.
Facilissimo da credere: 28 gol tra campionato jugoslavo, Serie A e nazionale, tutte da calcio piazzato, bombe che viaggiavano a 170 chilometri all’ora, numeri che confermano la leggenda delle saracinesche piegate.
E oltre a vittorie e record di gol, in Serie A deteneva due primati: giocatore della massima serie ad aver segnato più gol su calcio di punizione diretto, 28 come Andrea Pirlo che però conta oltre 150 match in più.
E poi c’è il primato quello PAZZESCO, il lascito a questo calcio e quasi impossibile da eguagliare: unico calciatore ad aver realizzato una tripletta su punizione diretta nella stessa partita.
A quel tris –13 dicembre 1998 contro la Samp- è legato un un patto stretto con Roberto Mancini.
“Mi disse ti do 1 milione per ogni gol che segni, scelse il giorno sbagliato…”.
Grandissimo tra i grandi e poi allenatore d’acciaio.
Ha affrontato la leucemia come faceva con gli avversari, a testa alta e senza mai indietreggiare.
Una partita che ha perso, ma che dev’essere comunque d’ ispirazione e non solo per il mondo dello sport.
Perchè mentre altri si chiudevano, lui non rimaneva fermo ai blocchi di partenza.
Credere è il più coraggioso atto di fede. Allora spendi cartellini, fai i fallaci in area…
E ieri, sapere che non ce l’ha fatta è stato un pugno in faccia.
“Manco la leucemia ha il coraggio“, ci dicevamo, perchè oh, Sinisa lo conoscevamo.
Io lo voglio ricordare pronto a battere una punizione col sorriso beffardo di chi sa che sta per segnare.
Mi mancherà, mi mancherà un sacco.
Vederlo incazzato in panchina mentre cercavano di calmarlo, vederlo sorridere e poi vederlo incazzato di nuovo.
È stato bello.
È stato genuino.
È stato definitivo.
Una storia laziale e possibilmente infinita.
Mi resta lo sgomento, poi questo svanirà, la vita continuerà per tutti ed io penserò solamente alla fortuna di averle viste battere quelle punizioni e non averne sentito solo i racconti.
Niente più malattia o morte. Solo MIHAJLOVIC IL CAMPIONE.
Ho letto un tweet:
Se stasera voi sente grande botto in cielo, non è tuono ma #mihajlovic che insegna a tirare punizioni.
(profilo Twitter dedicato alla saggezza di Vujadln Boskov)
E poi ho sorriso.
Ringrazio per aver intravisto il suo mondo.
Ed era un mondo bellissimo.
…𝒎𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆 𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒇𝒊𝒏𝒊𝒔𝒄𝒆 𝒅𝒂𝒗𝒗𝒆𝒓𝒐, 𝒃𝒊𝒂𝒏𝒄𝒐𝒂𝒛𝒛𝒖𝒓𝒐 𝒏𝒆𝒍 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒏𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒍𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒊𝒆𝒍𝒐..
Ciao Sinisa