Cioè, io ero pronta a tirare fuori aperitivi, pronta a sciropparmi le ultime due giornate di campionato con l’imprecazione facile, fingendo di non leggere i social “StamoSempreaSoffriPeColpadelCalciomercato” e invece…
Non sono riuscita ad essere attenta mentre guardavo la partita, vi giuro.
Se penso che ero convinta di vivere un finalone bomba per riprendersi la Champions e ripulirsi l’immagine….e al contempo tenersi buono Sarri….
Invece, invece me la sono vissuta in total relax come l’ultima delle coglionazze sbragata sul divano.
Anche se…. Per 20 minuti il secondo posto sembrava essere stato smichiato così de botto.
Ma oggi parliamo non di una partita come tante, ma di EMOZIONI uniche.
Radu, il giocatore biancoceleste al termine della partita contro la Cremonese ha voluto salutare:
“Sono tanto emozionato. Purtroppo sono arrivato alla fine. In campo ho sempre avuto la vostra anima, quella del tifoso laziale. Con questa maglia ho vissuto la mia vita da calciatore. La Lazio è una famiglia e questo campo per me è casa. Vi ringrazio, non mi sono mai sentito solo: nella vittoria e nella sconfitta. Sono certo che il mio attaccamento alla Lazio non finirà mai. Ringrazio il presidente e la società che mi hanno permesso di realizzare il mio sogno: dare l’addio al calcio con questa maglia. Ringrazio tutti i compagni di squadra, gli staff tecnici di questi anni. Quando ho vestito la maglia biancoceleste, l’ho fatto con tutto il cuore e la passione. Ora so cosa significa essere uno di voi”
Sono costretta a ribadire quanto faccia bene una “bandiera” tra le proprie fila.
Estate 2022: avevo letto attraverso un fottio di commenti oltre i confini della CAFONAGINE IN TOURNÉE che chiedevano il siluramento di Stefan Radu e mi sono trovata a ritenere prezioso, come non mai, il suo prolungamento, anche solo per un anno.
Qualcuno aveva il benché minimo dubbio che, dopo aver passato un mese nell’estate 2019, con lo scoglionamento a mille per la tarantella del suo allontanamento forzato da Formello, ad informarci di quanto fossero tesi gli animi e dopo aver richiesto mille confronti, Lotito non se lo sarebbe riaccollato a tempo zero?
Stefan “tien ‘e pall” ed una società che aveva deciso di rinnovarlo, secondo me, non lo aveva fatto solo per paraculismo e per spiattellare buoni sentimenti, ma per una questione di identità.
E tale asserzione la comprenderanno solo gli ultimi romantici mentre, gli altri, penseranno che io scenda dal pero.
Di prevedibile e scontato come i saldi estivi non c’è più niente, manco uno che esce e ti suona il clacson in faccia, video alla mano davanti al buon Simone Inzaghi.
E allora va fatto un discorso in preda al sentimentalismo perché Radu la Lazio se l’è scelta sopra ad ogni cosa, Nazionale o Inter che sia stata.
C’è poco da fare, giocatori come lui esistono e RESISTONO perché hanno ‘ste benedette palle “quadrate”.
Quindi, ad una certa, sarebbe pure il caso di smetterla coi discorsi sul “ringiovanimento della rosa“, sappiamo tutti che, ahimè, Er tempo dei saluti nel calcio è alla distanza di un giro di giostra.
Stefan era consapevole del fatto che, rimanere alla Lazio, significava la comparsata di 10 minuti.
Questa mia lunga considerazione potrà sembrare illogica, ma il calcio non deve ridursi solo al discorso CARTA D’IDENTITÀ e se così fosse, allora andrebbe prontamente rivisto.
Il calcio è fatto soprattutto di sentimenti che meritano rispetto e l’attaccamento alla maglia deve pur contare qualcosa.
Al di là del valore tecnico e delle maledette primavere che passano.
In Stefan ho amato tantissimo la voglia di conoscere DAVVERO la nostra realtà gretta a volte e, a differenza di molti suoi colleghi, l’ha poi abbracciata completamente.
Non a caso la sua lazialità è sana e non disfunzionale.
Il sentimento è così genuino che io non potevo che fare tifo per lui.
In questi anni abbiamo imparato tante cose, abbiamo amato, odiato, fischiato tanti calciatori. Abbiamo visto destini incrociarsi e strade dividersi.
STEFAN RADU è stato capace di far smuovere il popolo biancoceleste sulla piazza del web, una rivisitazione di quello che si faceva tanti anni fa quando la gente scendeva in piazza.
Racconto di un calcio romantico, spesso dimenticato.
L’uomo che ha ascoltato i malumori dei tifosi e ci ha messo la faccia.
“Radu? Mi sarebbe piaciuto allenarlo qualche anno fa, purtroppo l’ho fatto nel finale della carriera sua. Lo apprezzo come giocatore e persona, è una persona di una lealtà e fedeltà unica“.
MAURIZIO SARRI.
E con questo mi congedo.
Io ai veri Laziali batto le mani. E voi?
STEFAN non cambia niente: uno di noi!
Baci baci, Xoxo.